“Non è possibile acquistare i prodotti presenti in quest’area”. E’ quanto recitano i cartelli appesi su alcuni scaffali di supermercati pieni di articoli di cancelleria. Indicazioni simili nei reparti della biancheria intima. Alcuni clienti arrivati alla cassa con le matite colorate si sono visti bloccati perché “non sono beni di prima necessità”.
Si stanno moltiplicando le segnalazioni sui social di questa scelta di diverse insegne della grande distribuzione in base alle norme dell’ultimo decreto del governo. Decreto che dispone la possibilità di vendere solo beni di prima necessità a rivenditori che si trovano già alle prese con le restrizioni, gli ingressi contingentati e le necessità di attenzioni per limitare il diffondersi del contagio da coronavirus.
SUPERMERCATI E RESTRIZIONI
La restrizione dell’acquisto di articoli di cancelleria sarebbe legata a due fattori: la necessità di evitare una ‘concorrenza sleale’ alle cartolerie che sono invece chiuse per decreto e quella di ridurre i tempi di attesa all’esterno dei supermercati. Ma che fa arrabbiare tanti: “Quaderni, matite e pennarelli servono per fare i compiti e i disegni che i bambini comunque stanno facendo anche a casa, e se le cartolerie sono chiuse dove li compriamo?”, ripetono in tanti, rimbeccati – sempre sui social – da chi fa notare che proprio l’attardarsi in quelle corsie farebbe aumentare i tempi di attesa per chi è in coda, e che in un momento di emergenza è un sacrificio che si può accettare.
Il problema sta creando pressioni ai marchi della grande distribuzione – visto che riguarderebbe tutte le catene – tanto che Federdistribuzione si starebbe muovendo per cercare di avere e fare chiarezza sulla vendita di alcune categorie di beni. Interviene anche Francesco Pugliese, ad di Conad, secondo il quale non possono essere organizzate, perché “impossibili da creare e gestire”, aree interdette al pubblico per la vendita di prodotti non alimentari all’interno di supermercati e ipermercati. “Per essere serviti bene e in ossequio alle regole di sicurezza in vigore, i cittadini devono essere liberi di acquistare tutto quello di cui hanno bisogno e che trovano nei punti vendita della Gdo. Una limitazione alla libertà dei consumatori nei punti vendita richiederebbe al personale un impegno assolutamente incompatibile con le esigenze attuali di servizio nel rispetto dei limiti di sicurezza già in essere” – aggiunge Pugliese.
ANCHE PER AMAZON I BENI DI PRIMA NECESSITÀ HANNO LA PRECEDENZA
Fino al 5 aprile il colosso americano del commercio online ha dichiarato che rifornirà i magazzini esclusivamente con forniture essenziali fino al 5 aprile, affinchè più spazio sia lasciato ai dispositivi medici e i proodotti per la casa, la cui richiesta è di molto aumentata in questo periodo. Questo significa che prodotti di consumo come cellulari o giocattoli potrebbero terminare più rapidamente, a causa del mancato rifornimento di questi prodotti nei magazzini.
Amazon ha stilato anche un elenco di prodotti considerati essenziali in questa fase: prodotti per la salute e per la cura della casa, prodotti per la cura della persona, cibo, forniture per gli animali, libri.
La società in un comunicato dichiara che “Comprendiamo che questo è un cambio di direzione importante per i nostri venditori associati e apprezziamo la loro comprensione per questa temporanea priorità data solo ad alcuni prodotti”.
Un’altra notizia che riguarda l’azienda statunitense è che nella sede di Piacenza alcuni lavoratori hanno iniziato uno sciopero ad oltranza dal momento in cui “l’azienda non applica il patto tra governo e patti sociali per il contenimento del Covid-19”.