I più recenti dati Iri ci segnalano che dall’ultima settimana di febbraio alla fine di marzo 2020, in piena “fase 1”, dalle prime zone rosse al generalizzato lockdown nazionale, le vendite a valore del segmento ittico surgelato hanno registrato un’impennata del +32,7% rispetto all’anno precedente; la variazione è superiore alla media della categoria dei surgelati che registra invece un +28,5% (dato a valore) a fronte di un consumatore che dichiara di aver aumentato l’acquisto di prodotti dal banco del freddo nel 41% dei casi (fonte Iri). Possiamo dunque affermare che l’ittico surgelato rappresenti a pieno titolo una componente imprescindibile della cosiddetta “dispensa durevole” ai tempi del Coronavirus, quel paniere di prodotti intesi dallo shopper come “sostitutivi” dei freschi in virtù sia della loro lunga durata quanto anche della loro maggiore disponibilità nei primi giorni di disordinate corse alla scorta.
LE LEVE DELLA LUNGA CONSERVAZIONE E DELLA PRATICITÀ D’USO
Come dichiarato da Giancarlo Foschi, Presidente di Unione Italiana Food Settore Surgelati, non si tratta di una sorpresa quanto di una conferma: se già prima della diffusione del virus nove italiani su dieci consumavano abitualmente prodotti surgelati, la loro presenza costante nel carrello in tempi di crisi è la conferma di una tendenza già in atto. Oltre l’abitudine, la stessa disponibilità dei prodotti è stata un fattore di successo: “I consumatori hanno trovato senza problemi i prodotti surgelati, perché le aziende del settore hanno pienamente risposto all’aumento della domanda salvaguardando, altrettanto pienamente, la sicurezza delle persone impegnate nella produzione”, dichiara Foschi. Un risultato reso possibile da un impegno costante lungo due direttrici: l’organizzazione del lavoro nel rispetto del distanziamento sociale e di ogni altra misura preventiva e la collaborazione delle persone che con dedizione hanno continuato a garantire la presenza nelle aziende. Secondo Foschi è difficile fare previsioni per l’avvenire: “penso che si vada verso una stabilizzazione dei consumi: chi acquista ormai sa che troverà sempre i prodotti sugli scaffali. Per il canale Horeca, fermo da inizio marzo, è difficile ipotizzare una ripartenza importante in questo momento”.
Difficoltà a parte, dai player del settore arrivano messaggi di ottimismo: le attività aziendali non sono state interrotte dal virus, sono anzi proseguite senza indugi nel rispetto di ogni misura di sicurezza anche precauzionale e tutti i progetti in cantiere, perlopiù orientati verso la tracciabilità delle materie prime oltre che a pesca e allevamento sostenibili proseguono senza sosta e con grande commitment. Quanto al rapporto con la Gdo, la speranza è quella che l’interesse dimostrato dal consumatore nei confronti della categoria ne aiuti la destagionalizzazione oltre alla costruzione di valore senza un ricorso eccessivo alla competizione di prezzo e alla promozionalità.