La pasta, prodotto icona quant’altri mai in queste settimane di emergenza, ha messo a segno nel bimestre marzo-aprile performance eccellenti, dimostrandosi un comparto in salute, con un tessuto produttivo e distributivo capace di far fronte a un picco di richieste senza precedenti, dall’Italia e dall’estero. Unione Italiana Food stima la crescita della produzione pari a un +25% medio, con performance decisamente più elevate, soprattutto in marzo, per molti player.
D’altronde, l’anno terminante proprio alla vigilia del Covid-19 aveva già fornito – per un comparto da alcuni anni piuttosto “maturo” – riscontri interessanti, con vendite a valore vicine al miliardo di euro (976 milioni, +1,1%) e attestate a volume sulle 763mila tonnellate (-0,8%). Da rimarcare anche la crescita del prezzo medio (+1,9% a 1,28 €/kg). A trainare le vendite è stato il segmento premium, sempre più apprezzato da un consumatore alla ricerca di alta qualità, territorialità e gusto.
IL SISTEMA HA RISPOSTO BENE
Come detto, le aziende pastaie hanno retto l’urto della pandemia, coniugato a un vero boom delle commesse, mostrando di saper fare fronte anche a inevitabili tensioni sul prezzo del grano, la cui quotazione alla borsa merci di Chicago è salita per alcune settimane, arrivando in Russia a superare quella del petrolio. Senza dimenticare i costi logistici e, a monte, i problemi lamentati da alcune aziende nell’approvvigionamento dei materiali di packaging.
Va detto che il saldo tra produzione interna e fabbisogno resta negativo: 5,7 milioni di tonnellate di frumento duro lavorato dall’industria molitoria, contro 4 milioni di tonnellate prodotti in Italia. Per fortuna, i contratti di filiera sono in crescita e la decisione del governo di prorogare a fine 2021 l’obbligo di indicazione di origine del grano per la pasta di semola di grano duro dovrebbe favorirli. Resta qualche preoccupazione, peraltro, sulla campagna di agosto, che potrebbe dare risultati inferiori alle attese.
LARGO ALLA CREATIVITÀ
Anche se nell’ultimo bimestre qualche produttore, proprio per far fronte alle accresciute richieste del mercato, ha preferito rinunciare ai formati più complessi, l’innovazione non si è fermata. E così, Barilla ha ideato un nuovo pack per lanciare la sua pasta 100% grano italiano. Dal canto suo, De Cecco ha lanciato la linea “I Grandi”, più consistenti, ruvidi e tenaci. Con il suo Spaghettone Gragnanese, anche Garofalo punta su una pasta dal diametro più elevato (2,5 mm) per un’esperienza ancora più appagante. Infine, La Molisana lancia tre formati tutti nuovi: Trighetto, Quadrotto e Cubotto.