Internalizzare un fornitore strategico può essere una scelta fruttuosa in tempi in cui la filiera alimentare – ma non solo – torna a essere un concetto centrale non solo per i profili più attinenti alla produzione (approvvigionamento, qualità, sicurezza, controllo dei costi) ma anche per i valori di marketing che si possono veicolare con essa. Con queste premesse la casertana Fattorie Garofalo, big player nazionale della mozzarella di bufala campana Dop, ha acquisito dal gruppo Amadori la Fattoria Apulia di Cerignola (Fg), una delle maggiori aziende agricole italiane che opera su una superficie in corpo unico di 1.850 ettari nel Basso Tavoliere, tra le zone più vocate dal punto di vista agricolo dell’Italia meridionale. L’azienda, che da diversi anni è un fornitore di Garofalo, è attiva nell’allevamento di bufale con 2000 capi iscritte al libro genealogico per la produzione di latte. Completano l’apparato produttivo un allevamento di suini e un impianto fotovoltaico da 1,2 megawatt di potenza installato sulle stalle.
RAFFORZARE LA FILIERA INTERNA
Fattorie Garofalo per far sua Apulia ha dovuto sborsare 30 milioni di euro. Una cifra rilevante per le attuali dimensioni del gruppo, che ha toccato i 100 milioni di euro di ricavi nel 2019, con una crescita del 10% trainata in particolar modo dall’export, ben più dinamico dei consumi interni per ciò che riguarda la mozzarella di bufala. Tanto più consistente se si pensa che i risultati raggiunti nello scorso esercizio saranno da dimenticare, almeno per il 2020, a causa della pandemia Covid che ha avuto effetti anche sull’export alimentare italiano. Ma, per chiudere l’operazione, la società ha trovato il sostegno di Intesa Sanpaolo e Unicredit, che hanno finanziato l’acquisizione con un prestito di 24 milioni di euro sostenuto dalla garanzia pubblica di Sace, secondo lo schema del decreto Liquidità.
Un finanziamento rilevante, che copre l’80% del totale e che è sostenuto dal piano industriale dietro quest’acquisizione: la volontà di raddoppiare entro il 2026 la produzione di latte di bufala gestita internamente fino a coprire il 50% del fabbisogno per la produzione di mozzarella. Tradotto in cifre significa passare da 10 mila a 18 mila bufale di proprietà grazie anche alla crescita dei capi prevista in Fattorie Apulia, destinati a salire nel tempo dalle 2mila unità di oggi. Il rafforzamento della filiera interna sarà usato per rafforzare la presenza all’estero, che vale già adesso il 60% dei ricavi, con un particolare focus sui mercati asiatici, sempre più interessati a questo prodotto, Giappone in primis ma anche Cina. In questo momento i maggiori paesi di destinazione della società sono Germania, Francia, Inghilterra, Stati Uniti e Paesi Bassi. Anche l’allevamento di suini potrebbe rientrare nei piani della società campana, che attraverso la controllata Buffalo Beef produce insaccati di bufala, per i quali è fondamentale il grasso di maiale avendo questi bovini una carne molto magra e un grasso poco utilizzabile.
GAROFALO: “ECONOMIE DI SCALA, SICUREZZA E TRACCIABILITÀ'”
“L’operazione di acquisizione – ha affermato Raffaele Garofalo, presidente di Fattorie Garofalo – ci consentirà di consolidare la nostra leadership e di crescere in tutti i settori di interesse del gruppo – zootecnia, retail e trasformazione – realizzando economie di scala e con una attenzione particolare anche ai protocolli sanitari, alla qualità e alla rintracciabilità dei nostri prodotti (molti negli ultimi anni gli scandali legati al latte di bufala, ndr). L’operazione dimostra come, anche in un periodo difficile come quello attuale, le imprese continuino a programmare la crescita in vista di futuri obiettivi produttivi e di redditività, soprattutto in un comparto come quello agroalimentare che è di fondamentale importanza per l’economia del Paese e del Mezzogiorno”.