L’analisi Mintel sui sostituti della carne a base di proteine vegetali indica come i brand possano osare di più. Ad esempio nello sfruttare la crescente consapevolezza dei consumatori sui costi ambientali ed etici della produzione di alimenti di origine animale. I produttori potrebbero quindi puntare sui tanti potenziali clienti che vogliono ridurre la quantità di carne nella propria dieta.
L’espansione della base di consumatori passa anche per la sottolineatura delle proprietà nutrizionali dei prodotti di questo tipo. A partire dai piatti base come polpette, hamburger, o tonno in scatola, le opportunità per innovare sono infinite. Senza escludere le tante novità sul fronte del packaging. La categoria potrebbe entusiasmare il palato dei consumatori anche utilizzando maggiormente i sapori locali delle cucine tipiche regionali.
EUROPA ‘VEGANA’: CRESCE LA DOMANDA DI SOSTITUTI DELLA CARNE
Per attrarre flexitariani, vegetariani e vegani, secondo Mintel i brand dovrebbero puntare sull’alto contenuto proteico dei sostituti della carne: è tuttora il fattore chiave per l’acquisto. Sia che i consumatori stiano cercando di ridurre l’assunzione di carne, sia che la stiano eliminando completamente, è infatti utile rassicurarli sul soddisfacimento del loro fabbisogno proteico. Più di un quarto di chi acquista sostituti della carne in Gran Bretagna, ad esempio, darebbe la priorità a quei prodotti che possono garantire il contenuto più elevato di proteine.
Chi adotta diete vegane in Europa è ancora parte di una nicchia di consumatori. Ma i claim vegan sono comunque aumentati in modo vertiginoso, con un incremento di 28 punti percentuali nei lanci di nuovi prodotti negli ultimi cinque anni.
Rappresentano ormai il 69% dell’offerta di sostituti della carne: il motivo sta nella garanzia assoluta dell’assenza di elementi di origine animale. Una caratteristica sempre più importante, anche per i non vegani.
IL PACKAGING
Anche se non tutti i consumatori acquistano sostituti della carne a base vegetale per motivi ambientali, un packaging ecologico è fondamentale per questo tipo di prodotti. L’ideale è saper offrire un’opzione ‘green’ a 360 gradi, marcando così una differenza rispetto ai cibi più tradizionali.
Negli ultimi cinque anni, la quota di claim relativi a packaging ecologico e riciclabilità è cresciuta (+15% dal 2015 al 2020): questo vale tanto per i sostituti della carne quanto per gli ovoprodotti.
ASIA E PACIFICO
I marchi di sostituti della carne possono suscitare interesse anche innovando sul fronte degli ingredienti. Nel caso del mercato asiatico, Mintel pone l’accento sull’utilizzo di sapori locali come bardana e kinako: in aggiunta a componenti tipici di piatti ‘regionali’, come il curry e il biryani.
Fornire ai consumatori proposte di ricette e suggerimenti, direttamente sulla confezione o sul web, può incoraggiarli a provare ingredienti finora poco conosciuti.
IL CASO DEL GIAPPONE
La crescente domanda di cibo vegano e vegetariano sta spingendo i giganti del cibo giapponese a fare il loro debutto nel segmento delle proteine vegetali sostitutive della carne: tra i primi, Otsuka Foods e Nippon Meat Packers. La ‘carne’ Zer0 di Otsuka è principalmente a base di soia, mentre quella di Nippon Meat Packers, NatuMeat, ha come principale ingrediente il konjac. Si tratta di un’erba nativa dell’Asia, nota per il suo cormo amidaceo – una parte del gambo simile a un tubero che cresce nel sottosuolo.
NORD AMERICA: FOCUS SU CONVENIENZA E CONSISTENZA
Negli Stati Uniti e in Canada i brand specializzati in ‘carne’ a base vegetale si rivolgono a consumatori che hanno poco tempo a disposizione, e danno priorità alla consistenza e al sapore dei cibi. E’ qui che conviene mettere l’accento sulla bontà e sul gusto dei prodotti, e soddisfare la richiesta di assomigliare alla ‘vera’ carne mantenendo sempre l’origine esclusivamente vegetale della materia prima.