Si fa presto a dire senza lattosio, ma sugli scaffali la chiarezza ancora non regna. È complicato districarsi di fronte a una tematica tuttora in fase di definizione. Il primo studio che identificava le variazioni genetiche associate a quest’intolleranza è del 2002. Da allora si sono chiariti molti aspetti, ma le diagnosi sono relativamente poche.
I motivi da cui deriva la scelta di non acquistare latte e derivati possono essere diversi: ci sono le persone che hanno un’intolleranza al lattosio di origine genetica (più o meno sintomatica) e coloro che invece hanno un’intolleranza temporanea, ma c’è anche chi è allergico alle proteine del latte e deve evitare tout court latte e derivati. Infine, si allarga la schiera di coloro che, pur non avendo problemi di salute, non vogliono consumare prodotti caseari o derivati animali.
LE DIFFERENZE NELL’OFFERTA SENZA LATTOSIO
Anche sul fronte dell’offerta ci sono differenze spesso non adeguatamente evidenziate: nell’insieme dei prodotti senza lattosio sono comprese referenze con caratteristiche distinte, più o meno adatte ai diversi bisogni.
Ci sono i prodotti privi di latte e derivati, che possono essere consumati anche da chi è allergico, o dai vegani. Per quanto riguarda poi i formaggi senza lattosio, occorre chiarire che in Italia la definizione può essere apposta quando sussiste una quota residua di questo zucchero inferiore allo 0,1 per 100 g di prodotto. Tale residuo, però, non è sempre abbastanza basso per garantire il benessere agli intolleranti.
Secondo Aili (Associazione italiana latto-intolleranti), solamente un prodotto con un residuo inferiore allo 0,01% si potrebbe dichiarare senza lattosio, mentre uno con un residuo inferiore allo 0,1% si dovrebbe considerare a basso contenuto di lattosio. La scissione può avvenire con due principali modalità, o durante la maturazione del formaggio, oppure, per i prodotti freschi, tramite aggiunta dell’enzima lattasi, che ha il potere di scindere il lattosio in glucosio e galattosio. In entrambi i casi è possibile ottenere anche prodotti con un residuo inferiore allo 0,01%.
UN MARCHIO PER SEMPLIFICARE
Per semplificare la scelta, Aili ha proposto l’introduzione di un marchio univoco e internazionale. Tale marchio, denominato LFree, è oggi presente su oltre 250 prodotti, e distinto in tre varianti: le prime due, di colore azzurro, sono dedicate ai prodotti lactose free, naturally lactose free (entrambe con un residuo inferiore allo 0,01%), mentre la terza, in verde, riguarda le referenze lactose and milk free.
Il simbolo viene rilasciato in concessione per 3 anni, previo audit annuale e analisi del prodotto finito, e non riguarda solamente i sostitutivi dei latticini, ma tutti gli alimenti che appartengono a categorie a rischio di contenere latte/lattosio.