A sud della Sicilia, Sud Est, come amano definirlo, sotto Catania e Siracusa è un territorio che è rimasto in parte incontaminato e che ha una forte vocazione agricola. Sono le terre iblee della provincia di Ragusa ed in minima parte di Siracusa. Questo è il distretto del pomodoro ciliegino e di tante primizie orticole, esportate sul mercato europeo e nazionale. E questo è l’ambito che conferisce prodotto a Giuseppe Rosso, un’azienda di nicchia che lavora principalmente per il private label di Fior fiore Coop e di Sapori & dintorni Conad e che ha presentato di recente il suo nuovo brand Rosso di Sicilia, aumentando la ponderata anche con il proprio marchio, facendo altresì registrare da subito un grande interesse per l’alta qualità del prodotto, in rapporto alla buona convenienza economica.
TRADIZIONE, INNOVAZIONE E SOSTENIBILITÀ
“Siamo in piena transizione alimentare” dichiara Giuseppe Rosso, che dal 1997 è alla guida della sua azienda omonima, “il nostro impegno è produrre cibo buono e genuino, come è richiesto dal consumatore che vuole nutrirsi di cibo sano. Vi è molta attenzione per il cibo di qualità, per il cibo biologico, ovvero da agricoltura sostenibile, e questa pandemia ha accresciuto una tendenza che per la verità era già in ascesa da due anni. In questo contesto occorre dare alla Grande distribuzione un prodotto molto buono, molto vero, nel rispetto di ciò che si dichiara in etichetta, che possa avere i suoi margini, senza discostarsi troppo però da un entry level, che a volte rischia di mettere in pericolo la salute pubblica. Dunque prodotti buonissimi, sinceri, a prezzi bassi, ma nel rispetto del lavoro dell’uomo e della sana gestione di azienda”.
SGUARDO AL FUTURO
Cosa c’è dunque nel futuro della azienda Giuseppe Rosso e come evolverà questa transizione alimentare? “La pandemia ci lascerà più poveri, ma più ricchi dentro. A me pare che nessuno accetterà compromessi sulla propria salute. E poiché il cibo è salute, crescerà molto l’attenzione verso il cibo sano, genuino, senza conservanti, senza addensanti.”
Quale sarà il mercato che verrà toccato prima di altri dalla transizione alimentare? “Sicuramente i mercati dei prodotti maggiormente utilizzati nella dieta degli italiani, e dunque pasta e pomodoro. Il mercato del pomodoro è un mercato che ha dei grandi oligopoli internazionali e che muove diversi miliardi di euro, perché il pomodoro è un prodotto presente sempre sulla cucina della casalinga o del professionista. Accanto al prodotto da passata, è cresciuto negli ultimi 10 anni l’uso di prodotto da mensa per ricettare salse e sughi: il pomodoro ciliegino e datterino è un prodotto nato per la mensa, e che proprio per tale motivo ha caratteristiche organolettiche superiori. Ma il suo processo di trasformazione comporta minori rese e dunque costi più alti. Sicuramente è una eccellenza nel panorama dei rossi. Tracciare la filiera è dunque un momento di crescita, di sviluppo, e di garanzia reale rispetto al consumatore che ha diritto di essere certo di ciò che sta mangiando, in uno alla specifica del processo, altrimenti si esaspererà l’uso di addensanti non dichiarati, mettendo a rischio la salute della gente”.