Il cambio di amministrazione negli Usa sta alimentando le speranze delle associazioni che rappresentano i coltivatori e le industrie del food. Soprattutto in materia di dazi, inflitti dal predecessore di Joe Biden su una lunga lista di prodotti tipici italiani, e delle relative ricadute sull’export.
Gli Stati Uniti sono infatti il primo mercato di sbocco al di fuori dall’Europa: le vendite, trainate dai vini, che sfiorano i 5 miliardi di euro l’anno. Le prime dichiarazioni rilasciate dal neo presidente Biden su un rilancio del sistema multilaterale di gestione degli scambi commerciali e una riforma del Wto fanno ben sperare.
GLI AUSPICI DELLE ASSOCIAZIONI
Secondo il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, “ci sono le condizioni per superare i dazi aggiuntivi, che colpiscono le esportazioni agroalimentari Made in Italy su prodotti come Grana Padano, Gorgonzola, Asiago, Fontina, Provolone ma anche salami, mortadelle, crostacei, molluschi, agrumi, succhi e liquori”. Tra l’altro, l’export verso gli Usa è risultato in aumento del 5,2% nei primi undici mesi del 2020. “Ora – continua Prandini – occorre avviare un dialogo costruttivo ed evitare un effetto valanga sull’economia in un momento già drammatico per gli effetti della pandemia”.
Oltre ad affrontare il contenzioso Airbus-Boeing, occorre trovare anche una soluzione sulla digital tax per sostenere l’export italiano. E’ quanto si augura Cia-Agricoltori Italiani, secondo la quale “l’agroalimentare è un settore particolarmente sensibile agli scambi commerciali, con un export che vale oltre 42 miliardi di euro nel 2020” – sottolinea il presidente Dino Scanavino. “Ci auguriamo che la nuova amministrazione Biden segni un ritorno al dialogo e al multilateralismo. Anche sulla tassazione dei servizi digitali, per ampliare le opportunità di creare ricchezza attraverso l’export”.