Export formaggi, “qualità” è la parola d’ordine

Analisi Nomisma-Afidop: posizionamento e previsioni di consumo dei formaggi made in Italy nei mercati di Gran Bretagna, Germania, Francia, Spagna e Svizzera

Una recente indagine di Nomisma per Afidop (Associazione dei Formaggi Italiani Dop e Igp) ha indagato le abitudini di consumo di formaggi in Europa, in particolare nei mercati di Gran Bretagna, Germania, Francia, Spagna e Svizzera. Le prospettive per i prodotti italiani appaiono incoraggianti in vista del recupero dei consumi post-Covid, soprattutto nella fascia di consumatori ‘gourmet’ e con maggiore capacità di spesa.

In base ai risultati della ricerca, oltre 9 consumatori europei (relativi ai 5 mercati analizzati) su 10 hanno consumato formaggi negli ultimi 12 mesi. I formaggi più consumati in Europa sono, secondo il percepito dei consumatori intervistati, quelli a pasta dura (preferiti soprattutto da svizzeri, francesi e spagnoli); seguono a pari merito i freschi (consumati soprattutto in Svizzera e Germania) e quelli a pasta semi-dura (soprattutto in Germania – Edamer e Gouda – e Spagna) e, infine quelli a pasta molle come Brie e Camembert che ‘esplodono’ in Francia.

ANALISI DI CONSUMO: QUALI, COME E DOVE

Il consumo di formaggi provenienti dall’estero è diffuso in modo trasversale in tutti i Paesi indagati (oltre 9 su 10 li hanno consumati negli ultimi 12 mesi); tuttavia questa propensione aumenta in particolare in Germania, Svizzera e Spagna, mentre per i consumatori francesi e inglesi emerge l’importanza dei formaggi nazionali.

Il 41% consuma formaggi all’interno di altri piatti (in UK questa quota raggiunge il 53% dei consumatori), in panini/sandwich (21% – 34% in Germania) oppure su pasta o pizza (20%). Il 13% dei consumatori europei utilizza il formaggio anche in cucina all’interno di svariate ricette (16% tra i Millennials) e il 12% sotto forma di ingrediente all’interno di sughi o piatti pronti. Tra gli under 38 questa quota raggiunge il 20%.

I CANALI DI ACQUISTO

Oltre la metà dei consumatori europei acquista formaggi soprattutto presso iper e supermercati (51% con picchi fino al 57% in UK e Francia, al 60% in Spagna). Anche il discount ha un ruolo importante (19% lo indica come canale prevalente), soprattutto in Germania dove la quota di acquirenti in questo canale tocca il 34% degli user formaggi.

Seguono i negozi specializzati, primo canale per l’11% dei consumatori europei di formaggi. Secondari i canali superette/negozi di vicinato (8%), internet e spesa online (7%, con picchi in Gran Bretagna, fuori casa e smart worker) e gli acquisti diretti (5%).

IL POSIZIONAMENTO DEI FORMAGGI MADE IN ITALY

L’Italia e la Francia figurano al primo posto tra i Paesi che producono i formaggi di maggiore qualità secondo i consumatori europei, seguite dall’Olanda. I formaggi italiani sono quelli più consumati (eccezion fatta per Germania e Spagna, che preferiscono quelli francesi. Sette europei su 10 hanno acquistato almeno una volta un formaggio Made in Italy nell’ultimo anno (con un picco del 78% in Francia e del 74% in Spagna).

Il profilo del consumatore europeo di formaggi italiani restituisce un identikit ben preciso. Ha una posizione lavorativa stabile (tra lavoratori autonomi/liberi professionisti e imprenditori la quota di user Italian cheese è dell’81%, tra i lavoratori dipendenti 75% – contro il 65% di chi non lavora), è benestante (tra chi ha redditi medio-alti la quota di consumatori cresce fino al 78% – contro il 68% di chi ha redditi medio-bassi) ed ha ‘collegamenti con l’Italia’ (tra chi è stato in Italia o ha familiari di origini italiane, la quota di acquirenti di formaggi italiani è più elevata della media).

Chi consuma formaggi italiani tende inoltre ad essere un consumatore più ‘esperto’, più attento alla salute e alla qualità tanto che, nelle famiglie con figli piccoli, la quota di user arriva al 79% (10 punti in più rispetto al tasso delle famiglie senza figli piccoli). Analizzando le fasce di età e il genere, si individua una certa trasversalità: la quota di consumatori di formaggi italiani cresce leggermente tra i Generation X, soprattutto in Francia e Spagna, mentre l’unica differenza in termini di genere si riscontra in Germania, dove lo user di Italian cheese è principalmente donna.

Tra chi sceglie prevalentemente formaggi di origine straniera, il tasso dei formaggi italiani svetta all’84%. Ma anche tra i consumatori più attenti alla qualità è più alta la quota di acquirenti di formaggi Made in Italy: 78% tra chi sceglie formaggi Dop-Igp e 79% tra chi compra formaggi biologici. Dop, Igp, Bio e Sostenibile sono le parole chiave dei consumatori che con più probabilità mettono i prodotti dairy italiani nel carrello. Anche consumatori più attenti, consapevoli ed evoluti/digitalizzati, nonché quelli più propensi ai consumi fuori casa, sono quelli più attratti dal dairy italiano.

Ma quali sono gli attributi distintivi dei formaggi italiani rispetto a quelli nazionali? Innanzitutto, in ciascun mercato viene riconosciuto un prezzo più elevato rispetto a quello nazionale (più in Spagna e Germania, meno in Francia, Regno Unito e Svizzera), riconducibile in particolare ad una superiorità percepita dal punto di vista qualitativo e organolettico (lo dichiara un terzo dei consumatori).

POST COVID TRA SFIDE E OPPORTUNITÀ

Secondo Denis Pantini, responsabile agroalimentare di Nomisma,
la pandemia ha influito sensibilmente sulle esportazioni dei nostri formaggi. Tuttavia, i risultati emersi dalla ricerca mettono in luce le potenzialità ancora inespresse dei nostri formaggi sui principali mercati europei. Sebbene ancora ‘introvabili’ per un 10% degli intervistati, possono contare su una qualità organolettica superiore riconosciuta tale da chi invece li consuma, e da cui ripartire per recuperare il gap nell’export generato dalla pandemia”.

Domenico Raimondo, presidente Afidop, aggiunge: “Dobbiamo intensificare il nostro dialogo con il consumatore finale, puntando su qualità e sicurezza dei formaggi italiani, sulla sostenibilità delle nostre produzioni, sul valore aggiunto delle Dop e sul loro legame con i nostri territori”.

© Riproduzione riservata