Con un valore di 8 miliardi di euro la Cina rappresenta il quarto mercato al mondo per consumo di prodotti biologici, con l’8% sul totale delle vendite globali di prodotti bio. Sebbene rappresenti ancora una nicchia di mercato (in Cina circa l’1,2% della spesa alimentare era a marchio bio nel 2019), il trend del biologico è in forte ascesa dal 2013 (+233% le vendite fino al 2018).
Il Covid-19 ha rappresentato un fattore di accelerazione del consumatore per benessere, attenzione alla salute e ruolo del cibo per la sua salvaguardia. Fattori che hanno impresso un importante effetto-traino per i prodotti biologici. Sono questi alcuni degli elementi di cui si è discusso nel Focus Cina presentato in occasione del secondo webinar del progetto Ita.Bio. La piattaforma, promossa da ICE – Agenzia e Federbio e curata da Nomisma, ha l’obiettivo di fornire dati, informazioni e servizi a supporto dell’internazionalizzazione del biologico Made in Italy.
I NUMERI CHIAVE DEL BIO IN CINA
L’interesse verso il bio è in fermento in Cina, come conferma il “segno più” che contraddistingue in modo trasversale tutti i numeri del settore: tre milioni di ettari coltivati secondo il metodo biologico, in crescita del +188% in soli 8 anni, nonostante rappresentino ancora solo lo 0,6% sul totale della superficie agricola complessiva. Le vendite di prodotti bio sul mercato interno hanno dimensioni significative: poco più di 8 miliardi di euro (+70% rispetto al 2015) che rappresentano l’8% delle vendite mondiali che fanno della Cina il quarto mercato al mondo per consumo di prodotti biologici.
L’interesse per il bio è però ancora molto concentrato nelle high-tier cities e nell’upper class, tanto che l’incidenza complessiva del bio sul totale del carrello è dell’1,2% nel 2019 (era solo 0,7% nel 2014) e la spesa pro-capite per prodotti biologici non supera i 5,5 euro a persona (negli Stati Uniti è di 125 euro e in Italia 58 euro).
Ma l’ascesa è veloce e il biologico risponde alla crescente richiesta delle famiglie cinesi di garanzia di sicurezza e salubrità del cibo (il 46% afferma che sarà sempre più attento alla qualità dei prodotti che mangia), tanto che il 61% prevede di incrementare la spesa per prodotti biologici da qui al 2025.
IL CONSUMATORE BIO IN CINA
I dati della consumer survey di Nomisma rilevano una forte propensione al consumo di prodotti bio nelle principali città cinesi e nel target di popolazione coinvolta nell’indagine: il 64% ha acquistato un prodotto alimentare o una bevanda a marchio biologico nel corso del 2020.
Ma il consumo di bio a Pechino, Shanghai, Guangzhou afferisce per lo più all’upper class: tra i cinesi con redditi superiore ai 16.000 RMB la quota di user bio sale al 76%, al 74% tra chi ha un titolo di studio elevato (laurea o Phd) o al 68% tra i lavoratori autonomi, gli imprenditori o i liberi professionisti. L’identikit del consumatore bio è riconducibile ad un millennial con figli, abituato agli acquisti online (in questi tre target, infatti, le percentuali di consumatori bio sono più alte della media, rispettivamente 66%, 67% e 70%).
IL BIO ITALIANO PER IL CONSUMATORE CINESE
L’Italia è al primo posto tra i Paesi che producono i prodotti di maggiore qualità secondo il consumatore cinese, sia relativamente ai prodotti alimentari in generale (il 17% indica “Italia” quando pensa ad un Paese produttore di eccellenze del F&B) sia per quelli a marchio bio (18%).
Il 19% dei consumatori cinesi dichiara di aver acquistato almeno una volta nell’ultimo anno alimentari o bevande Made in Italy a marchio bio. Tale propensione all’acquisto raddoppia tra i turisti che negli ultimi anni sono stati in Italia: la quota di bio-users raggiunge il 28%. L’interesse per il bio italiano è più forte tra chi ha una maggiore propensione agli acquisti online (26%), tra i più giovani (il 24% dei Millennials) e nell’upper class (22% tra le famiglie con redditi superiori ai 16mila RMB).
I PRODOTTI PIÙ PROMETTENTI
Prodotti dairy (a partire dal latte per l’infanzia), baby food, carne e derivati oltre a pasta e prodotti da forno sono le categorie per cui i consumatori cinesi cercano le garanzie del bio e quelle su cui l’origine italiana è un valore aggiunto.
IL RUOLO DI ICE E FEDERBIO
“Vogliamo assistere le imprese per partecipare alla ripartenza dei mercati – ha sottolineato il presidente dell’Agenzia ICE, Carlo Ferro – e buona parte di questa ripresa passa attraverso digitale, innovazione, tracciabilità e sostenibilità. La stessa Piattaforma Ita.Bio, che stiamo promuovendo, fa parte della serie di strumenti per aiutare il nostro Made in Italy a tornare grande nel mondo”.
“La crescente propensione anche del mercato cinese verso alimenti di qualità italiana e biologici certificati rappresenta un’importante opportunità per l’agroalimentare italiano, con notevoli potenzialità di sviluppo nei prossimi anni che possono interessare anche le imprese ancora non certificate che vogliono diversificare la loro offerta e sviluppare nuovi mercati” – sottolinea Paolo Carnemolla, segretario generale di FederBio. “L’accordo già sottoscritto tramite FederBio Servizi con l’organismo di certificazione cinese China Organic Food Certification Center, il supporto di BolognaFiere China e l’attività di analisi dei mercati svolta in collaborazione con Nomisma, integrata al sistema ICE e al desk dedicato attivato da FederBio, forniscono alle aziende italiane informazioni, assistenza e contatti utili per orientare con successo le proprie strategie commerciali e incrementare le esportazioni del bio Made in Italy”.