Prosciutto, il San Daniele Dop resiste alla crisi Covid

I dati di mercato 2020: produzione a 2,5 milioni di cosce, esportazioni in flessione, 21,3 milioni di confezioni di pre-affettato
Prosciutto, il San Daniele Dop resiste alla crisi Covid

I dati di mercato del Prosciutto San Daniele Dop riferiti al 2020 registrano performance in linea con le attese del comparto alimentare, tenuto conto della crisi innescata dalla pandemia da Covid-19. Nonostante una flessione dell’export, il prodotto si è infatti confermato come uno dei principali driver del settore alimentare italiano.

PRODUZIONE

La produzione totale del Prosciutto di San Daniele Dop nel 2020 è stata di 2.546.000 cosce avviate alla lavorazione, provenienti dai 54 macelli che trasformano la materia prima fornita dai 3.641 allevamenti italiani autorizzati. Rispetto alla produzione totale, il 18% è stato destinato al mercato estero mentre il restante 82% al consumo interno. Il fatturato totale ha raggiunto i 310 milioni di euro.

Il totale della produzione delle vaschette di pre-affettato ha registrato un trend in costante crescita, con oltre 21,3 milioni di vaschette certificate pari a 398.968 prosciutti per un totale di oltre 1,85 milioni di kg. Di queste, il 22% è stato destinato all’estero.

EXPORT

Pur registrando una flessione di qualche punto percentuale nelle vendite all’estero, causata dalla pandemia in corso che ha ridotto le esportazioni, i dati export rivelano risultati interessanti. A testimonianza del riconoscimento mondiale del San Daniele Dop, le vendite si attestano su un totale di circa 4 milioni di chilogrammi di prodotto indirizzato ai mercati esteri. Di questo, il 57% è stato destinato a Paesi dell’Unione Europea.

Le quote più rilevanti per l’esportazione confermano, in ordine: la Francia con il 26,1% del mercato, gli Stati Uniti con il 16,5%, la Germania con il 15,3% e, ultimo Paese in doppia cifra, l’Australia con il 12,3%. Seguono il Belgio (6,1%), la Svizzera (5,7%), l’Austria (2,2%) e in misura inferiore Brasile, Canada, Giappone, Regno Unito, Lussemburgo e Olanda.

Segnali di apprezzamento arrivano anche dalla crescita dei mercati dell’est Europa. Si registra infatti un notevole incremento positivo, rispetto al 2019, in Romania (+194%), Polonia (+82%), Slovenia (+49%), Ucraina (+46%) e Repubblica Ceca (+15%).

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