Dopo gli investimenti la crescita, verrebbe quasi da dire. Pochi giorni dopo l’annuncio dell’annata da record nel campo degli investimenti nelle proteine alternative, è stato pubblicato un nuovo studio, condotto dal venture capital leader del settore Blue Horizon e Boston Consulting Group.
E anche in questo caso non mancano certo le sorprese.
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Sulla base dei dati analizzati, lo studio prevede che, entro il 2035, il valore di mercato delle proteine alternative (vegetali, da agricoltura cellulare e da fermentazione), raggiungerà un valore di 290 miliardi di dollari, quasi quanto il Pil della Finlandia, per intenderci.
Si legge nel rapporto che entro tale data oltre il 10% delle proteine carne, pesce, uova, latte e derivati) proverrà da fonti alternative (attualmente siamo al 2%).
PIÙ SOSTENIBILITÀ E MIGLIORI PRODOTTI
Ciò che a prima vista potrebbe sembrare irrealistico, non lo è affatto. Da un lato abbiamo infatti i consumatori sempre più attenti a tematiche quali la sostenibilità e i cambiamenti climatici, dall’altro abbiamo dei prodotti che in quanto a caratteristiche organolettiche e prezzo sono sempre più simili alle loro controparti animali.
Molto interessante è il grafico che mostra l’andamento dei prezzi delle tre sottocategorie. Si prevede che i sostituti vegetali raggiungeranno la parità di costo dei prodotti convenzionali per il 2023, i prodotti da fermentazione entro il 2025, e i prodotti da agricoltura cellulare entro il 2035.
CRESCONO LATTE E DERIVATI. VOLA L’ASIA
L’analisi per prodotti indica che dei 97 milioni di tonnellate di proteine alternative che si stima saranno consumate, 6 saranno sostituti del manzo, 7 del maiale, 11 del pollo e del pesce, 8 delle uova, 35 del latte e 19 dei suoi derivati.
Per quanto riguarda i continenti, ben due terzi delle sopracitate proteine saranno consumate in Asia, consumi spinti sia dalla crescita vertiginosa della popolazione, sia dal maggior benessere economico della stessa.