Da eroi della fase più critica della pandemia a untori. È la parabola degli operatori della Gdo, finiti sotto accusa dopo le verifiche effettuate dai Nas per accertare la corretta esecuzione delle attività di sanificazione anti-Covid nei supermercati. La notizia ha avuto grande evidenza: complessivamente i Carabinieri dei Nuclei Antisofisticazioni e Sanità hanno ispezionato 981 esercizi tra quelli di maggiore afflusso, rilevando irregolarità presso 173 di essi, pari al 18%, con l’immediata sospensione nei confronti di 12 supermercati. In totale sono state elevate sanzioni per violazioni amministrative per un ammontare di 202mila euro. Secondo quanto riferito dalla stampa, sono stati eseguiti tamponi per la ricerca del Covid-19 sulle superfici ritenute di maggiore contatto, realizzando 1.060 campioni. La positività alla presenza di materiale genetico del virus è stata rilevata in 18 casi, riconducibili a carrelli e cestini, tastiere per il pagamento bancomat e carte di credito, tasti delle bilance e dispositivi ‘salvatempo’ impiegati dagli utenti per la lettura automatica dei prodotti acquistati.
L’ATTENZIONE DEVE RESTARE ALTA
Fin qui i numeri, che confermano una cosa nota a tutti: la pandemia non è finita, il virus è in mezzo a noi, dobbiamo stare attenti a non abbassare la guardia. C’è però un altro tema, sollevato con forza sui social da Mario Gasbarrino, manager di lungo corso della Gdo: fermo restando che è giusto sanzionare chi non rispetta le regole, c’è il rischio di mettere all’indice l’intero settore, dimenticando quanto i lavoratori e le catene della distribuzione hanno fatto nei mesi del lockdown. Garantendo un servizio che è stato oggettivamente fondamentale in un momento di enorme difficoltà per il Paese. “Io vedo in questo episodio l’ennesimo accanimento nei confronti nella Gdo – dichiara a Food Gasbarrino – e mi chiedo se controlli simili, con analogo spiegamento di forze, sono stati fatti nei mercati rionali. O meglio ancora nei mezzi pubblici, nelle metropolitane, o sulle tastiere dei bancomat. Senza contare che ci sono ricerche che sostengono che il contatto con superfici contaminate avrebbe meno di una possibilità su 10mila di causare l’infezione. I supermercati, grazie agli eroi silenziosi che ci lavorano, sono stati l’unico luogo sempre aperto, al contrario di tanti altri uffici pubblici e privati che sono chiusi da mesi. Il Covid è dappertutto, cercarlo solo nei supermercati è pretestuoso. Nessun protocollo è in grado di garantire la sanificazione delle superfici al 100% in qualsiasi istante e in ogni luogo. Se anche un punto vendita sanificasse dieci volte al giorno carrelli, tastiere di bilance e Pos, sarebbe comunque nulla rispetto all’afflusso continuo di clienti”.
UN COMPARTO DIVISO
La Gdo ha spesso lamentato di avere cattiva stampa e un’interlocuzione non semplice con la politica. Ma sconta anche le proprie storiche divisioni interne. “Dovremmo smettere di andare ognuno per la propria strada – riconosce Gasbarrino – e far valere le nostre ragioni. In particolare in un momento come questo, in cui possiamo mettere sul tavolo l’essere riusciti a garantire un servizio indispensabile alla comunità. Magari avendo anche la forza di picchiare i pugni sul quel tavolo. Invece abbiamo sempre tenuto un atteggiamento di basso profilo, provando a tessere relazioni. Ma è un lobbysmo che finora non ha funzionato e i risultati sono questi: dalle aperture domenicali ai sacchetti dell’ortofrutta, fino al costo della passata di pomodoro, sono state varie le questioni che hanno visto riemergere quello che a me sembra un vero risentimento nei confronti della Gdo. Mi dispiace vedere come anche noi addetti ai lavori abbiamo perso la capacità di indignarci di fronte a questi attacchi. E il coraggio di esporci per dire che chi sbaglia va punito, senza però criminalizzare un intero settore”.