Il Ministero delle Politiche Agricole sta valutando l’opportunità di un intervento diretto per promuovere un accordo per la creazione di un’unica Organizzazione interprofessionale (Oi) dell’industria olearia italiana. Una Oi “in grado di essere rappresentativa del settore dell’olio di oliva e delle olive da tavola, a livello nazionale e internazionale. L’obiettivo è valorizzare la qualità delle produzioni in un’ottica interprofessionale, e stimolare un dialogo costruttivo capace di anticipare le esigenze del settore e qualificare l’intera filiera”. A sottolinearlo nel question time del 16 giugno scorso alla commissione Agricoltura della Camera è stato il Sottosegretario alle Politiche agricole alimentari e forestali, Francesco Battistoni.
Attualmente il ruolo di Oi nel settore è in capo al Ceq (Consorzio Extravergine di Qualità) ma il Fooi (Filiera Olivicola Olearia Italiana) ha fatto analoga richiesta. Del resto, nell’ambito della produzione di olio da tavola il mondo delle sigle in Italia è particolarmente intricato. Per rendersene conto basta scorrerne l’elenco: Assitol (industria olearia), Aipo, Cno, Unapol, Unasco e Unaprol (associazioni di organizzazioni di produttori), Federolio (Federazione nazionale del commercio oleario), Aifo e Assofrantoi. E ancora, Italia Olivicola (organizzazione di organizzazioni), e le già citate Fooi – nata nel 2016 e presto spaccata dall’uscita di Federolio e Unaprol – e Ceq, l’unica ad oggi riconosciuta come Organizzazione interprofessionale.
Ora il Governo dice basta, e il Mipaaf si appresta a intervenire per dividere i contendenti. “In vista della scadenza del 30 giugno – ha spiegato il sottosegretario Battistoni – il Ministero sta valutando, da un lato, il mantenimento dei requisiti della rappresentatività dell’Oi Ceq e, dall’altro, il possesso dei requisiti di rappresentatività da parte dell’Oi Fooi. Dall’esame della documentazione fornita dai soggetti interessati, sembrerebbe che il requisito della rappresentatività non sussista né in capo al Ceq né al Fooi”. Il riconoscimento prevede infatti un requisito di rappresentatività pari ad almeno il 40% del settore. “L’individuazione di una valevole Organizzazione interprofessionale per l’olio d’oliva è un passo determinante per il futuro del settore – ha spiegato il sottosegretario – infatti unire il comparto con l’Organizzazione interprofessionale di filiera italiana contribuisce ad una gestione congiunta e alla valorizzazione di tutta la filiera dell’olio, e rappresenta un mezzo che può contribuire al miglioramento e al potenziamento del settore, a livello quantitativo e qualitativo”.