È l’assemblea della ripartenza e del ritorno alla pianificazione di lungo periodo sui grandi temi di sviluppo del settore. Dunque, sicurezza e leggerezza, minore impatto ambientale, capacità di comunicare meglio i plus dei prodotti, etichettatura. E, non per ultimo, il riconoscimento dei costi da parte della distribuzione. Ma anche il fronte del nutriscore, le opportunità dell’export, il benessere animale e la questione dei dazi negli Usa. Il tutto, all’indomani della sospensione annunciata da Biden. A scandire lo scenario del settore, partendo dal bilancio 2020, è stato anzitutto Ruggero Lenti, appena eletto nuovo presidente di Assica, subentrando a Nicola Levoni, che ha ricoperto il ruolo dal 2015. “Il Covid-19 – commenta Lenti – ha avuto un profondo impatto sul nostro Paese e sulla sua economia, colpendo in maniera profonda molti settori economici. Anche la filiera suinicola, nonostante la natura anticiclica del settore alimentare, ha risentito profondamente dell’onda d’urto generata dalla pandemia. La chiusura del canale Ho.re.Ca ha sottratto, infatti, una fetta importante ai consumi di carni fresche e di salumi. Nonostante il settore abbia, dunque, mostrato una certa resilienza grazie all’aumentata richiesta nel canale Gdo e anche alla crescita degli acquisti online, la flessione dell’Ho.Re.Ca. non è stata compensata e produzione e consumi hanno evidenziato una flessione”.
I DATI DEL 2020
Nel corso dello scorso anno, la produzione di salumi, alle prese con la tempesta Covid, ha chiuso i dodici mesi attestandosi a 1.093 milioni di tonnellate da 1.176 del 2019 (-7,1%). In calo è risultato anche il valore alla produzione, che ha mostrato una diminuzione più contenuta, scendendo a 7.927 milioni di euro (-3,6%) da 8.225 milioni del 2019. La produzione di conserve animali e quella di grassi lavorati, invece, è risultata in contrazione rispetto a quella dell’anno precedente, attestandosi a 1,345 milioni di ton da 1,439 milioni di ton del 2019 (-6,6%).
IL COTTO RESTA AL TOP PER CONSUMI
Per quanto riguarda i consumi interni e gli equilibri tra i singoli prodotti, il primato spetta sempre al prosciutto cotto con una quota del 27,2% del totale dei salumi. Segue il crudo con il 21,8%, davanti a mortadella e würstel scesi al 19%, salame all’8,1% e bresaola al 2,5%. Nel complesso, gli altri salumi riscontrano una quota del 21,3 per cento. Sul fronte export, le numerose restrizioni hanno impattato sugli scambi, determinando un calo del 7,2% a volume, anche se il valore dei salumi esportati è cresciuto in termini di valore (+2,5%).
FOCUS SULLA TRANSIZIONE ECOLOGICA
All’assemblea annuale di Assica era presente anche Stefano Patuanelli, ministro Mipaaf, che ha sottolineato quanto la filiera abbia risentito dell’emergenza sanitaria. Rimarcando, inoltre, l’esigenza di accompagnare le imprese nella transizione ecologica. “Alla zootecnia – spiega Patuanelli – non viene riconosciuto lo sforzo enorme compiuto per adeguarsi alla maggiore sensibilità ambientale. Anche la comunicazione, quindi, riveste un suo ruolo e le cose vanno dette nel modo giusto. Basta un solo comportamento nocivo per poi parlare negativamente di tutta la filiera, ma non è così. Questo è un settore che vuole contribuire alla sostenibilità ambientale e al benessere animale. Si tratta allora di riconoscerne e sostenere il percorso”.