Ottimismo, unità e fiducia sono le parole chiave che caratterizzano il sentiment generale degli stakeholder, ma dovranno anche essere i valori che guideranno la ripartenza del settore agroalimentare. Questo il messaggio positivo con cui si apre Cibus 2021, la prima fiera nell’era Covid.
“Con questa 20^ edizione Cibus conferma la sua missione che da sempre è quella di essere a fianco delle imprese che tendono all’innovazione – ha detto Gino Gandolfi, presidente di Fiere di Parma, aprendo i lavori del convegno inaugurale “Agroalimentare, nuovi modelli e prospettive per la crescita”, organizzato da Fiere di Parma in collaborazione con Gruppo Food -. A conferma di quanto detto, “l’edizione di quest’anno presenta 500 prodotti nuovi e un corner dedicato alle start up”.
Essere a Cibus, dopo i mesi bui della pandemia, significa anche cogliere le sfide della ripartenza e credere nelle potenzialità dell’industria alimentare, che con i suoi 150 miliardi di euro di fatturato è il secondo settore manufatturiero del Paese. Una voce importante è rappresentata dall’export.
“I numeri confermano la vitalità dell’export italiano ma in particolare dell’export agroalimentare che ha registrato un sorprendente +4,1% sul 2019, allineandosi ai livelli pre Covid e presumibilmente chiuderà l’anno con un fatturato record di 50 miliardi di euro – ha sottolineato Carlo Maria Ferro, Presidente Ice. Da parte nostra sosterremo concretamente le imprese che intendono espandersi nei mercati internazionali. Per questo abbiamo messo in campo 27 accordi con marketplace del mondo, 19 dei quali sono a vantaggio delle imprese del settore agroalimentare e del vino. Un’altra sfida riguarda la lotta all’Italian sounding, stimata in circa 100 miliardi di perdite nelle esportazioni, e a questo proposito Ice ha creato un team che offrirà servizi digitali alle imprese per l’uso di tecnologie blockchain per migliorare la tracciabilità del prodotto”.
Tuttavia, nonostante l’entusiasmo per la tenuta del settore e per i contributi previsti dal Recovery Plan, emergono alcune criticità.
“Preoccupano gli aumenti di costo smisurati non solo delle materie prime, ma anche dell’energia, degli imballi, della plastica. Nonostante si parli di un’inflazione momentanea, credo che invece questi rincari saranno destinata a durare”.
La partita si giocherà anche sul fronte della green economy considerando che l’economia circolare è una voce importante del Recovery plan e che per la sostenibilità alimentare sono stati stanziati 6,8 miliardi di euro.
“La sostenibilità è uno dei motivi principali di scelta dei prodotti da parte dei consumatori e la pandemia ha accelerato questa attenzione – ha commentato Marco Travaglia, Vice Presidente Centromarca -. È chiaro che lavorare in un’ottica sostenibile ha dei costi, ma ormai fa parte della strategia delle aziende e rappresenta un vero driver di sviluppo per Centromarca: il 60% delle aziende aderenti, infatti, pubblica un bilancio di sostenibilità sociale e ambientale, rispetto al 19% della media nazionale”.
Al convegno di apertura hanno partecipato anche Ivano Vacondio, Presidente Federalimentare, Alberto Frausin, Presidente Federdistribuzione e Lino Enrico Stoppani, Presidente Fipe.