Centromarca, associazione italiana dell’industria di Marca, difende le imprese italiane dall’accusa di aver applicato “aumenti ingiustificati” ai prezzi dei beni di consumo. Dichiarazioni “rilasciate da esponenti di aziende della Distribuzione moderna” – afferma Centromarca in una nota ufficiale in cui contesta le accuse alla radice.
Anche in un contesto di straordinarie tensioni inflattive che investono i mercati delle materie prime, “l’industria dei beni di consumo di Marca mantiene come fondamentale obiettivo garantire prodotti con il più corretto rapporto qualità/prezzo, attraverso le strategie aziendali più opportune” – prosegue la nota. Questo obiettivo è peraltro obbligato dal fatto che il comparto produttivo dei beni di consumo è caratterizzato da “una fortissima competizione orizzontale tra produttori di beni spiccatamente sostituibili e allo stesso tempo da un’accesa concorrenza verticale tra imprese della produzione e della distribuzione”. La concorrenza, in questo duplice sviluppo, “è il fondamentale e più efficace strumento di difesa degli interessi del consumatore. Il risultato – sempre secondo Centromarca – è un’elevata fedeltà al prodotto di Marca, effetto dell’attenzione delle famiglie italiane per l’alto livello di qualità, l’innovazione e l’ampiezza dell’offerta espresse dall’industria di Marca, che si traduce concretamente nella quota di mercato più alta a livello europeo”.
UNA FASE ANOMALA
Le industrie di Marca proseguono il ragionamento ricordando che “la definizione della strategia di prezzo è un momento cruciale della politica di ogni azienda. Entrano in gioco relazioni di filiera, piani di sviluppo, investimenti legati all’obiettivo di competere sul mercato interno/internazionale, esigenze di conto economico. In questa fase di imponente crescita dei costi, l’industria di Marca continua ad operare per assicurare la continuità produttiva degli stabilimenti, il mantenimento dei livelli occupazionali, le risorse economiche destinate al presidio di qualità, ricerca, sostenibilità ambientale e sociale, sviluppo e comunicazione”.
È dunque “improprio e fuorviante sostenere genericamente che eventuali aumenti di listino sono ‘ingiustificati’”. Centromarca ribalta quindi l’accusa e sottolinea come proprio “la moderna distribuzione dovrebbe porre la massima attenzione agli effetti negativi che questa straordinaria anomalia dei mercati internazionali genera su un sistema produttivo strategico per il Paese. Una crisi dell’industria italiana dei beni di largo consumo avrebbe pesanti ripercussioni sull’indotto a monte e a valle, con ricadute occupazionali negative in un contesto già di per sé critico. L’impressione è che le dichiarazioni rilasciate alla stampa rispondano a intenti autopromozionali, riconducibili all’esigenza di acquisire vantaggi nella competizione tra insegne”.
Da qui l’esortazione a considerare che “dialogo, rispetto e collaborazione fra tutti gli attori della filiera, insieme al corretto dispiegarsi della concorrenza, specie in un momento così particolare e complesso, sono requisiti fondamentali per favorire la miglior prestazione al consumatore”. La nota di Centromarca si conclude con l’impegno a “portare a conoscenza del governo, delle forze politiche e dell’opinione pubblica una situazione di mercato che, se perdurante nel tempo, avrà pesanti effetti negativi sulla struttura produttiva dell’intero settore industriale dei beni di consumo operante in Italia”.