L’inflazione in aumento continua a tenere banco nel mondo del food italiano. Dopo la risposta di Centromarca e dell’industria di Marca dei beni di consumo alle accuse di “aumenti ingiustificati” dei prezzi, ora è Federdistribuzione a replicare. Definendo “improprio che l’Industria di Marca cerchi di attribuire al mondo della distribuzione responsabilità sugli effetti degli aumenti dei prezzi che hanno investito alcune materie prime e l’energia”.
A parlare è il presidente di Federdistribuzione Alberto Frausin, che ricorda come l’associazione dei retailer italiani abbia “ribadito ripetutamente che occorre un impegno comune, con un senso di responsabilità condiviso tra tutti gli attori della filiera, per evitare il più possibile aumenti che graverebbero pesantemente sulle tasche degli italiani, in un contesto economico ancora difficile nel quale i primi segnali di ripresa sono ancora deboli”. Da una recente ricerca condotta con Ipsos, Federdistribuzione rileva che il 67% degli italiani mostra preoccupazioni per gli impatti degli aumenti dei prezzi sul bilancio familiare, e ben il 76% del campione non si sente sicuro della propria condizione economica e teme di non riuscire a far fronte a spese impreviste. “Proprio per questa ragione – continua Frausin – abbiamo chiesto all’industria di sottoscrivere un appello comune al Governo affinché si potessero discutere azioni di sistema a tutela del potere di acquisto dei consumatori”.
Il presidente di Federdistribuzione sottolinea anche che “le aziende del commercio conoscono bene le dinamiche di filiera: con i prodotti a marchio del distributore, le nostre aziende hanno creato relazioni di concreta partnership con i produttori, sviluppano prodotti di elevata qualità, hanno un osservatorio privilegiato sulla reale situazione del mercato, e sono impegnate alla ricerca di forme di contenimento degli aumenti che avrebbero un impatto sul consumatore finale. L’aumento dei costi, peraltro, riguarda indistintamente sia il comparto produttivo sia quello distributivo, ma su quest’ultimo impatta in maniera ancora più significativa, essendo un settore dalla redditività più contenuta rispetto all’Industria di Marca. Ci auguriamo quindi – conclude Frausin – che l’Industria di Marca dimostri lo stesso senso di responsabilità al quale dichiara di richiamare il nostro settore. Da parte nostra, continuerà l’impegno a tutelare il consumatore finale a fronte di aumenti che non tengano conto anche del contesto economico e sociale in cui si trova il nostro Paese”.