La mannaia dei costi si abbatte anche sull’industria risiera italiana. Sullo scottante argomento è intervenuta l’AIRI (Associazione Industrie Risiere Italiane) con un comunicato che esordisce sottolineando che “gli ulteriori aumenti della materia prima nazionale, dei costi energetici, packaging e trasporti nazionali e internazionali mettono a rischio la sostenibilità del settore risiero”.
IMPENNATA PER I COSTI PRODUTTIVI
Sino a oggi, l’industria risiera italiana, principale player con una quota pari al 40% dell’intero mercato europeo, ha compiuto grandi sforzi per contenere le ricadute degli aumenti dei costi. “Tutti i costi produttivi – prosegue la nota – sono fortemente aumentati nel corso dell’ultimo anno e stanno incrementando ulteriormente con lo scoppio guerra in Ucraina. L’industria, che ha per buona parte assorbito gli aumenti registrati fino all’autunno scorso, oggi non è più in grado di contenere la nuova escalation dei costi”.
Da ottobre 2020 a ottobre 2021 il costo dell’energia elettrica è aumentato del 400% e poi ulteriormente raddoppiato da ottobre 2021 a oggi a causa delle tensioni precedenti al conflitto. Stessa sorte per il gas metano, aumentato del 500% da ottobre 2020 a ottobre 2021 e di un ulteriore 150% negli ultimi tre mesi. Nel medesimo periodo di riferimento, il petrolio è aumentato del 124% e poi del 54% negli ultimi tre mesi, raggiungendo livelli vicini ai massimi storici del 2008, con effetti negativi anche per i costi del gasolio per autotrazione ai quali si uniscono gli enormi costi (quadruplicati nell’ultimo anno) della logistica internazionale, accentuati dalla carenza dei container.
GLI AUMENTI COINVOLGONO LA MATERIA PRIMA
Infine i costi per il packaging sono in costante crescita (+25%) con serie incertezze sull’approvvigionamento futuro. “In questo contesto generale – conclude il comunicato – a pesare enormemente è il continuo aumento di prezzo della materia prima nazionale, solo in parte dovuto all’aumento dei costi di produzione che gli agricoltori stanno subendo. Da novembre 2021 a oggi, il prezzo delle varietà più consumate è aumentato tra il 40% e il 50 per cento. Rispetto allo scorso anno gli aumenti hanno toccato picchi fino al 120% su alcune varietà. Il risone incide fortemente nella formazione del prezzo del prodotto lavorato. L’industria ha cercato di contenere gli aumenti dei costi comprimendo i margini, ma è evidente che il perdurare degli aumenti rende la situazione non più sostenibile”.