Se fino a qualche giorno fa la crisi ucraina non destava particolari preoccupazioni in termini di approvvigionamento di grano tenero, essendo le nostre importazioni dall’Area del Mar Nero piuttosto limitate, le notizie di ieri non sono altrettanto confortanti. L’Ungheria ha infatti introdotto un sistema di limitazioni all’export di cereali anche verso i paesi Ue, per assicurare la copertura del proprio fabbisogno interno e limitare gli effetti dei rincari. Una decisione ‘sciagurata’ secondo Italmopa (Associazione Industriali Mugnai d’Italia) che, se non immediatamente ritirata, avrà ripercussioni devastanti sull’industria molitoria italiana, che non sarà più in grado di garantire la produzione di farine di frumento tenero nei volumi richiesti dal mercato. L’Italia, infatti, importa dall’Ungheria quasi il 30% del proprio fabbisogno di grano tenero.
L’ALLARME DI ITALMOPA
Italmopa sottolinea che le misure adottate dall’Ungheria costituiscono una chiara violazione del principio della libera circolazione dei beni nel mercato interno europeo e rimettono in discussione i valori fondamentali enunciati nei Trattati Ue. Una decisione inaccettabile secondo il Presidente Italmopa Emilio Ferrari, che conduce a una situazione incredibile, “tanto più che non deriva in alcun modo dall’interruzione dei flussi di importazione di grano dalla Russia e dall’Ucraina, complessivamente marginali, ma dalla decisione autonoma di un partner europeo che ha scelto di muoversi al di fuori delle regole alle quali ha volontariamente accettato di sottoporsi aderendo all’Unione europea e che, inoltre, è un beneficiario netto degli aiuti comunitari per le produzioni agricole. Ed è per questo motivo che pretendiamo una reazione forte e rapida da parte della Commissione Europea nei riguardi di una palese violazione del diritto comunitario da parte di uno stato membro”. Andrea Valente, Presidente della sezione Molini a frumento tenero Italmopa fa il punto sulla situazione approvvigionamenti di grano tenero “che – afferma – diventerà rapidamente drammatica laddove non dovessero essere urgentemente ripristinate le norme inviolabili che regolano il funzionamento del mercato interno comunitario. Si profila il rischio di chiusura di impianti molitori entro pochi giorni per via della oggettiva impossibilità di sostituire il frumento tenero ungherese, peraltro oggetto di contratti di acquisto conclusi talvolta diversi mesi prima dell’esplosione del conflitto, con frumento di altre origini. E in questo caso sarebbe inevitabilmente a rischio la fornitura di farine per la produzione di pane, pizza o prodotti dolciari”.
SI MOLTIPLICANO GLI APPELLI PER UN INTERVENTO ISTITUZIONALE
Gli appelli per un repentino intervento della Commissione Europa arrivano anche da altri fronti. “Spetta alla Commissione europea il compito di assicurare il regolare funzionamento del mercato unico – afferma il Presidente Confagricoltura Massimiliano Giansanti, che invita a respingere qualsiasi tentativo di ‘protezionismo alimentare’ tra gli stati membri dell’Unione. “Anche la Bulgaria – aggiunge Giansanti – ha stabilito di aumentare per precauzione gli stock pubblici di cereali per un ammontare di 1,5 milioni di tonnellate, con il risultato pressoché scontato di ridurre i volumi delle vendite all’estero”.
Si unisce al coro anche CAI – Consorzi Agrari d’Italia, nella persona dell’Amministratore, Gianluca Lelli: “Le limitazioni decise dal governo magiaro aprono una crisi profonda per gli approvvigionamenti in Italia – commenta – per questo motivo è fondamentale l’intervento del governo italiano per far rispettare i principi di libero scambio all’interno dei paesi dell’Unione Europea”. Per Cai, se verranno evitati inutili e dannosi slanci protezionistici dei singoli paesi, gli approvvigionamenti di grano e mais non mancheranno e non ci sarà bisogno di una deregulation comunitaria. “Chiediamo al governo di vigilare su atteggiamenti speculativi di chi mira ad affossare le produzioni italiane e di profondere il massimo impegno per garantire che l’Europa sia davvero unita in questo momento di grande crisi – conclude Gianluca Lelli, Amministratore delegato Consorzi Agrari d’Italia –. Allo stesso tempo chiediamo di evitare qualsiasi deregulation europea su Ogm, limiti dei residui massimi o prodotti fitosanitari vietati già da qualche anno, per evitare di danneggiare gli agricoltori italiani che da sempre producono bene, nel pieno rispetto delle regole, e di penalizzare i consumatori”.
COLDIRETTI: A RISCHIO ANCHE GLI ALLEVAMENTI
Con la decisione dell’Ungheria di ostacolare le esportazioni nazionali di cereali, soia e girasole, in Italia è a rischio un allevamento su quattro che dipende per l’alimentazione degli animali dal mais importato da Ungheria e Ucraina, che rappresentano i primi due fornitori dell’Italia, dai quali nel 2021 abbiamo importato rispettivamente 1,6 e 0,65 miliardi di chili di mais, ovvero circa la metà delle nostre importazioni totali. A lanciare l’allarme è il Presidente Coldiretti Ettore Pradini che definisce irresponsabile la scelta dell’Ungheria. “È stata notificata a Bruxelles una decisione che compromette il mercato unico e mina le fondamenta stesse dell’Unione Europea” afferma Prandini nel sollecitare “un opportuno intervento della Commissione Europea per fermare comportamento assurdo e assicurare il regolare funzionamento del mercato unico”.