Oltre 16.000 tonnellate di prodotti venduti, un fatturato totale che sfiora 76 milioni, 329 referenze, 53 paesi serviti, più di quattro milioni di acquirenti solo in Italia. Sono i numeri del 2021 di Alce Nero. Che ora presenta anche il suo primo bilancio di sostenibilità. Un traguardo? Non proprio. “Siamo bravi ma non bravissimi, abbiamo ancora tanti ambiti da migliorare, evitando il rischio di essere autoreferenziali”, dice Massimo Monti (nella foto), Amministratore delegato del gruppo di Castel San Pietro, in provincia di Bologna, a cui dagli anni Settanta fanno capo agricoltori e trasformatori biologici: più di 300 in Italia e oltre 700 piccole imprese familiari del Centro e del Sudamerica, tra Perù e Guatemala.
UNA TAPPA DELLO SVILUPPO
Per il marchio Alce Nero si tratta di una tappa. Una dichiarazione di impegno nei confronti dei consumatori e al tempo stesso un manifesto sui valori che caratterizzano l’azienda. “La sostenibilità non è filantropia, non si fa con progetti estemporanei” – spiega Erika Marrone, Direttrice qualità, ricerca e sviluppo, filiere dell’azienda, che conta 97 dipendenti. “Guidare un’azienda significa cercare un equilibrio dinamico e durevole. Dobbiamo superare la dicotomia tra reddito e tutela dell’ambiente. E per quanto riguarda la dimensione sociale dobbiamo mettere insieme diversità profonde, anche culturali: e noi operiamo nel Nord e nel Sud del Paese”.
Obiettivi che secondo il Presidente Alce Nero, Arturo Santini, sono nel dna dell’agricoltura biologica. “Coltivazione – dice Santini – che permette di recuperare i territori marginali, di ripopolarli”. Valori che secondo l’azienda emiliana dovrebbero essere riconosciuti anche dal consumatore. “Quando capisce la qualità, e ciò che c’è dietro al prodotto, è disposto a pagare anche di più”.
I NUMERI DELLA SOSTENIBILITÀ
Il bilancio di Alce Nero esamina le varie dimensioni di un modo responsabile di fare impresa. Dall’impegno sul packaging, per diminuire l’impatto sull’ambiente, all’attenzione a un modello di filiera “aperta e replicabile”, tesa a un miglioramento continuo, alla condivisione di conoscenze e traguardi da raggiungere. Per esempio: solo meno dell’1% delle componenti degli imballi risulta indifferenziabile, e Alce Nero ha fissato l’obiettivo del 100% di packaging destinabile alla raccolta differenziata entro il 2023.
Inoltre ha introdotto proprio nel 2021, per la gamma delle sue bevande vegetali, una nuova confezione prodotta con il 74% di materie prime da fonti rinnovabili. Fondamentale anche l’attenzione a rispettare le vocazioni dei territori. Il frumento duro arriva in prevalenza (94%) dalla Puglia, il pomodoro interamente dall’Emilia Romagna, l’olivo ancora una volta da Puglia e in parte da Calabria e Sicilia. “Il nostro obiettivo adesso – dice Santini – è quello di fare meglio sia nei campi sia negli stabilimenti, che dovranno essere sempre più performanti e consumare meno energia. Ma ricerca e sperimentazioni in agricoltura richiedono tempi lunghi. Il lavoro è appena iniziato”.