Il convegno ‘I consumi di carne e salumi in Italia, bilanci e prospettive’, promosso da Assica in collaborazione con il Centro Studi Confindustria, Iri Worldwide e Ismea, ha affrontato un tema vitale per il settore dell’industria dei salumi e della carne suina in questo momento: la crisi delle commodity e la pressione sui margini aziendali.
‘TEMPESTA PERFETTA’ ANCHE PER I SALUMI
Il quadro che è emerso a Cibus, nel pomeriggio di giovedì 5 maggio, non è confortante, almeno secondo quanto riportato dai relatori del convegno. Ad aprire la discussione ci ha pensato Ruggero Lenti, Presidente Assica, che se da una parte rileva la presenza di numerose aziende in fiera a Parma, dall’altra non può che costatare un periodo piuttosto difficile per le stesse: “Da un paio d’anni stiamo vivendo una tempesta perfetta. La diffusione della Psa in Cina nel 2019, il Covid, l’aumento dei costi energetici, dei mangimi e dei costi di produzione sono elementi che preoccupano”. Come se non bastasse è scoppiata anche la guerra e, in questo contesto, alcune aziende rischiano di chiudere: “C’è chi ha già fermato alcune linee produttive. Come Assica stiamo provando a trovare un accordo con la distribuzione, ma siamo preoccupati: a inizio marzo abbiamo chiesto al Mipaaf di convocare un tavolo in cui sia presente tutta la filiera. Insieme alla distribuzione dobbiamo limitare i costi e mantenere alti i livelli di consumo, continuando a garantire la qualità ai consumatori finali”.
LE IMPRESE IN DIFFICOLTÀ
Ciro Rapacciuolo del Centro Studi Confindustria si è concentrato sull’impatto che hanno i rincari sull’industria, la quale si trova con i prezzi delle commodity cresciuti in misura abnorme negli ultimi due anni: “Le materie prime sono aumentate tutte a due cifre, senza eccezioni. I prezzi dei cereali erano già lievitati nel 2021 tra il 60 e l’80%, ma dalla fine dell’anno abbiamo registrato un aumento verticale”. Con un aspetto da non trascurare: “Nelle materie prime alimentari non c’è un rientro dei costi. L’incremento dei prezzi significa incremento delle spese per le imprese con una conseguente riduzione del margine”.
L’IMPATTO SUI TREND DI ACQUISTO
Fabio Del Bravo di Ismea (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare) ha tracciato l’andamento del mercato mondiale negli ultimi due anni, quando – a partire dalla fine del 2020 – la repentina ripresa della domanda mondiale dopo la prima ondata pandemica ha determinato una serie di problemi organizzativi e logistici nei principali scali mondiali con conseguenti gravi rallentamenti delle catene di fornitura globali e aumenti vertiginosi dei costi dei trasporti. “Nel mercato delle carni suine si assiste a un cambiamento di scenario dato dal rialzo dei prezzi. Il mercato nazionale non è immune rispetto a quanto succede nel mondo”. E in questo contesto si registrano dati non consueti: “A fronte di una spesa complessiva in aumento rispetto al 2019, i volumi sono in diminuzione”.
Infine Marco Limonta di Iri Worldwide ha analizzato i dati relativi al largo consumo confezionato: “In due anni di pandemia i salumi sono cresciuti del 6,8% a valore (fonte: Iri a totale Italia alla fine del 2021), ma sono cambiati i canali di acquisto. Gli ipermercati hanno confermato la loro sofferenza, mentre l’e-commerce e il discount sono cresciuti più di tutti. Ma notiamo una riscalatura del carrello verso il basso che non si vedeva da anni: si acquistano sempre più prodotti a Mdd e che hanno meno valore”.