La seconda giornata della 21esima edizione di Cibus si è focalizzata sul tema dell’autosufficienza agroalimentare a livello europeo, a partire dalle ricadute delle riforme PAC e Farm to Fork. Secondo Paolo De Castro della Commissione Agricoltura del Parlamento europeo “si rischia che la transizione ecologica possa mettere gli agricoltori con le spalle al muro, chiedendo loro una forte riduzione della chimica senza alternative concrete”.
Al centro degli interventi dei rappresentanti dell’industria alimentare italiana, a queste tematiche si è affiancata una riflessione corale sulla difficile congiuntura internazionale. “La pressione sulle aziende rischia di diventare insostenibile e compromettere la qualità di prodotti con degli standard produttivi che non sono solo soggettivi ma anche garantiti dai consorzi di tutela” – ha aggiunto Giuseppe Ambrosi, Presidente EDA (European Dairy Association) e Presidente e Ad Ambrosi Spa.
“L’aumento dei prezzi è una prospettiva inevitabile, che rischia di compromettere lo straordinario trend di crescita dei prodotti italiani”, ha sostenuto Luigi Scordamaglia, Consigliere delegato Filiera Italia e Ad di Inalca.
“La crisi climatica senza riforme strutturali a livello comunitario sta condizionando seriamente alcune filiere che hanno guidato e guideranno l’export del made in Italy alimentare” – ha sottolineato Costantino Vaia, Amministratore delegato Casalasco Spa.
“Siamo riusciti a rifornire gli scaffali della distribuzione internazionale grazie alla nostra efficienza e capacità di reperire le materie prime. Le riforme devono tutelare questa leadership nella trasformazione di prodotti eccellenti” – ha affermato Carlo Aquilano, Direttore commerciale F.lli De Cecco.
LA LEVA DELLE PRIVATE LABEL
Una leva di business decisiva delle industrie alimentari per continuare a crescere sui mercati esteri è quella dai prodotti a marchio privato, o private label. Se ne è parlato nel convegno “La dinamica delle private label a livello internazionale”. Anna Verga, Head of global sales and business development Coop Italian Food, ha ricordato che Coop fornisce prodotti a proprio marchio a importanti catene distributive internazionali, mostrando come anche i retailer italiani riescano a fare export in assenza di catene italiane internazionalizzate.
Un panel di aziende leader nella private label in Italia e all’estero, composto da Formec Biffi, Clai, Zanetti Formaggi e Zucchi ha indicato chiaramente le linee strategiche di approvvigionamento delle principali catene estere. La strategia è puntare sui fornitori italiani per intercettare e soddisfare il gusto dei loro consumatori e continuare ad implementare le loro premium store brand. Non a caso, il segmento premium della marca privata è l’unico che cresce a livello internazionale, creando valore sullo scaffale e fidelizzazione dei consumatori. Basti pensare che, pur di avere i prodotti Dop, la Francia ha addirittura rinunciato al Nutriscore sulle sue PM.
LA VIA DELL’ECOSOSTENIBILITÀ
La Grande distribuzione e l’industria hanno accelerato il loro percorso sulla strada dell’ecosostenibilità, come emerso nel convegno “La sfida sostenibile del sistema alimentare: il ruolo del packaging”, a cui hanno partecipato tra gli altri Francesco Avanzini (Direttore Generale Conad), Giorgio Santambrogio (AD, Gruppo Végé), Marco Pedroni (Presidente ADM), con la moderazione di Armando Garosci (Largo Consumo).
LA BLOCKCHAIN AL SERVIZIO DELL’AGROALIMENTARE
Un sostegno concreto alle imprese sul tema della tracciabilità è arrivato poi da ICE – Agenzia che nel corso del convegno “Blockchain per l’agroalimentare” ha annunciato un nuovo servizio: “Dal mese di giugno, ICE offrirà alle imprese servizi di operatori qualificati per tracciare e certificare l’origine di prodotto nei diversi step di filiera su tecnologia blockchain” – ha affermato Carlo Ferro, Presidente ICE Agenzia. L’obiettivo è duplice: difesa del brand e contrasto all’Italian sounding, e marketing della sostenibilità. Infatti, non c’è marketing della sostenibilità senza tracciabilità dell’origine del prodotto”.