“An Instacart like startup”. Vengono definite così, negli ambienti foodtech, le startup di e-grocery basate sul modello ‘personal shopper’, a rimarcare l’assoluto carattere pionieristico dell’azienda americana. Un solco tracciato esattamente 10 anni fa, a giugno 2012, nel quale si è inserita anche la superstar del foodtech italiano Everli. E dopo due lustri e 2,9 miliardi di dollari raccolti, di cui quasi 500 milioni l’anno scorso e 445 milioni nel 2020, è giunta l’ora di fare il grande passo.
PRESTO A WALL STREET?
In una breve nota dello scorso 11 maggio, l’azienda ha infatti ufficialmente annunciato di aver inviato una bozza di richiesta di registrazione alla SEC, che dovrà pronunciarsi e dare il via libera dopo l’iter di verifica del dossier. Secondo Bloomberg, che per primo ha rivelato la notizia, la quotazione in borsa dovrebbe avvenire entro la fine dell’anno.
IL MOMENTO GIUSTO?
Nel suo articolo, Bloomberg si lascia andare ad alcune considerazioni, di carattere ovviamente finanziario, sull’opportunità di lanciare la IPO in questo momento. Dubbi che riguardano le turbolenze sia interne a Instacart che sul mercato finanziario in generale. Dopo il boom della pandemia, infatti, le vendite sono diminuite del 4%, al pari del valore aziendale, crollato a 24 miliardi di dollari dopo aver toccato il picco a 39 lo scorso anno.
C’è da considerare inoltre che negli ultimi 18 mesi vi sono stati ben tre avvicendamenti nei C-Level, con le nuove nomine di CEO, CFO e COO. Se a tutto questo si aggiunge l’incertezza dei mercati finanziari, il quadro non è dei più incoraggianti.