L’invasione russa dell’Ucraina e il conflitto che si protrae dal 24 febbraio scorso hanno causato finora la perdita di 14,1 milioni di tonnellate di capacità di stoccaggio di grano, per un totale di 60,9 milioni di tonnellate attualmente disponibili. Il Giappone ha presentato nei giorni scorsi un progetto per aumentare la capacità di stoccaggio del grano ucraino, e prevenire così ulteriori perdite massicce. L’idea è di utilizzare silos mobili a manica di polietilene, insieme a vari contenitori modulari, per immagazzinare il prezioso cereale ed evitare che marcisca. Il Giappone finanzierà il progetto con 17 milioni di dollari, nell’ambito di uno sforzo attualmente incentrato sul salvataggio del raccolto in corso a luglio-agosto.
Nel frattempo, gli sforzi dell’UE per liberare il grano via terra stanno procedendo, anche se molto lentamente. In base ai calcoli della FAO, l’Ucraina ha esportato 322.000 tonnellate metriche a marzo, 970.000 ad aprile, 1,2 milioni a maggio e oltre un milione a giugno. Secondo la Commissione Europea, fino a 20 milioni di tonnellate di grano sono attualmente intrappolate nel paese devastato dalla guerra.
LO STALLO DEL CORRIDOIO MARITTIMO
Una vera e propria impasse sta ancora bloccando l’unica soluzione per liberare il grano su scala significativa, ovvero attraverso le rotte marittime. I porti ucraini sono infatti trincerati con mine acquatiche difensive intorno alle città più importanti, come Odessa. Le autorità temono inoltre che lo sminamento delle rotte possa portare a una pronta invasione navale russa. Tuttavia, senza la rimozione delle mine, è difficile organizzare un corridoio marittimo.
Le autorità turche – alla ricerca di uno sviluppo positivo che aiuti a contenere il tasso di inflazione complessivo del paese, pari al 78,6% (che supera il 100% per i generi alimentari, dati dell’Istituto di statistica turco) – stanno mostrando maggiore ottimismo riguardo a un accordo sul corridoio alimentare. Ibrahim Kalin, un portavoce del presidente turco Erdogan, ha dichiarato che nelle prossime settimane potrebbe essere raggiunto un accordo per far sì che le navi inizino a transitare attraverso le acque sminate.
Sulla stessa linea, il presidente del Consiglio Mario Draghi afferma che un accordo che non richieda all’Ucraina di rimuovere le mine deve essere approvato solo da Putin. Sempre secondo Draghi, il Segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha usato le parole “momento della verità” parlando dei corridoi alimentari. “La situazione deve essere sbloccata rapidamente per immagazzinare il nuovo raccolto“, ha sottolineato Draghi.
LE DIFFICOLTÀ DEL TRASPORTO VIA TERRA
Gli sforzi dell’UE sono comunque ancora lontani dal raggiungere l’obiettivo di liberare gli oltre 18 milioni di tonnellate di cereali e semi oleosi ucraini raccolti lo scorso anno, ancora in attesa di essere esportati.
“Le rotte ferroviarie e fluviali alternative non possono compensare la perdita di esportazioni dovuta al trasporto marittimo, e alle strozzature, che devono ancora essere risolte, lungo le nuove potenziali catene di approvvigionamento – sottolinea la FAO –. Nell’estate di quest’anno l’Ucraina prevede di raccogliere fino a 60 milioni di tonnellate di grano. Ma l’impossibilità di esportarlo non consente l’apertura di spazi di stoccaggio disponibili per il nuovo raccolto, dato che il 30% della capacità disponibile dei granai è tuttora occupato dal raccolto dell’anno scorso“. Il nuovo progetto finanziato dal Giappone contribuirà a colmare il deficit di stoccaggio e fornirà anche un supporto tecnico al governo ucraino per rendere operative vie di trasporto alternative.
In totale, la FAO ha sostenuto fin qui 75.000 agricoltori con aiuti d’emergenza. I prezzi per i coltivatori in tutto il mondo sono infatti saliti alle stelle “con un aumento medio del 40/45 percento del prezzo delle sementi, dei prodotti fitosanitari, dei fertilizzanti e del carburante“.
Tutto questo, considerando che un quarto degli agricoltori non ha accesso ai fertilizzanti; circostanza che, sommata a un raccolto primaverile inferiore di circa il -19,4% rispetto al 2021, darà luogo a una bassa produzione anche il prossimo anno.
IL GRANO UCRAINO TRA EXPORT E GUERRA
L’anno scorso l’Ucraina ha fornito più di 45 milioni di tonnellate di grano ai mercati mondiali, secondo i dati del Ministero della Politica Agraria e dell’Alimentazione del paese. “Gli agricoltori ucraini nutrono loro stessi, le loro comunità e altri milioni di persone in tutto il mondo – afferma Rein Paulsen, Direttore dell’ufficio FAO per le Emergenze e la resilienza –. Garantire che possano continuare a produrre, immagazzinare in modo sicuro e accedere a mercati alternativi per vendere i loro prodotti è fondamentale per assicurare la disponibilità di cibo, proteggere i mezzi di sussistenza, rafforzare la sicurezza alimentare all’interno dell’Ucraina e garantire ad altri paesi, che dipendono dalle importazioni, una fornitura costante e sufficiente di grano a un costo gestibile“.
Lo scorso maggio le Nazioni Unite si sono spinte oltre, sottolineando che i prodotti alimentari e i fertilizzanti russi devono avere un accesso illimitato ai mercati mondiali. Tuttavia la Russia, che secondo le autorità ucraine starebbe rubando il grano ucraino, potrebbe complicare ulteriormente l’accesso dei suoi stessi prodotti al mercato contribuendo a rendere poco chiara l’origine del cereale.