Le vie del Metaverso sono infinite. O meglio, sono appena state imboccate dalle aziende dei settori più disparati: moda, automotive, gaming, retail e, ovviamente, food&beverage. I progetti messi in campo, tra realtà fisica, aumentata e virtuale, sono già numerosi; le possibilità di sviluppo, le opportunità e le implicazioni per i brand sono ancora tutte da scoprire. È partendo da questi assunti che ha preso le mosse ‘Metafood, il gusto di una nuova esperienza’, l’evento dello scorso 5 luglio organizzato da Gruppo Food insieme a Wavemaker per circoscrivere le caratteristiche principali del Metaverso (o meglio dire dei metaversi) e scoprirne le principali dinamiche e le potenzialità per imprese e brand in termini di advertising, comunicazione e marketing.
Un concetto, quello del Metaverso, che in realtà ha già un suo vissuto (è apparso per la prima volta nel 1992 nel romanzo cyberpunk di Neal Stephenson ‘Snow Crash’), ma che è salito prepotentemente alla ribalta negli ultimi anni dopo l’interessamento diretto di colossi come Facebook e Microsoft. Per comprendere che non stiamo parlando di un fenomeno circostanziale dettato dal grande hype del momento, basta citare il recente studio di McKinsey, ‘Value creation on metaverse’, in cui la società, dopo aver intervistato oltre 3.400 persone tra consumatori e dirigenti d’azienda, ha stimato che il Metaverso arriverà a valere 5 trilioni di dollari entro il 2030, configurandosi come una delle più grandi sfide del prossimo decennio per diversi settori merceologici. Uno dei principali punti di forza di questo ‘nuovo’ universo? La possibilità di sviluppare modelli di business, prodotti e servizi ibridi, interconnessi, fungendo da canale di coinvolgimento sia in ambito b2b sia b2c e intercettando nuovi profili di consumatori.
ROTTA SUL METAVERSO
Nft, blockchain, realtà virtuale, aumentata. A fare ordine nella ‘selva oscura’ del Metaverso ci ha pensato Julian Prat, Chief strategy officer Wavemaker Italy, che, dopo aver tracciato le principali coordinate da seguire per approdare su questo pianeta, ha passato in rassegna varie case history di successo di attività correlate ai metaversi (da Gucci ad Alfa Romeo, da Carrefour a Coca-Cola e McDonald’s, fino a Birra Peroni) per poi delineare le principali modalità di interazione attivabili per un’impresa o per un brand: “Alle aziende che vogliono entrare in questa nuova realtà, in primis, sono richiesti un po’ di coraggio e la voglia di sperimentare – ha affermato Prat –. Quello che stiamo facendo con i nostri clienti è accompagnarli in un processo che richiede tempo e risorse verso un futuro da riscrivere. Oggi le opportunità da cogliere sono principalmente tre: le attività correlate al mondo degli e-sports, fenomeno che in Italia oggi convoglia circa 10 milioni di utenti; la comunicazione in una logica di talkability, la capacità delle aziende di far parlare di sé nelle varie piattaforme digitali o nell’utilizzo di Nft e blockchain; infine, l’ultima modalità, la più evoluta, è quella del marketing 3.0, in cui si generano nuove e interessanti possibilità d’interazione tra prodotto, servizio e consumatori”.
PERONI TRACCIA IL MALTO 100% ITALIANO
Successivamente, è stata la volta di Francesca Bandelli, Marketing & innovation director Birra Peroni, che ha raccontato come Nft e blockchain possono dar vita a una case history di successo nel mondo del beverage (attualmente tra i più ‘in fermento’ all’interno del Metaverso). Il protagonista? Il malto 100% italiano, tracciato e certificato in tutte le fasi della filiera produttiva. “Con il progetto di blockchain sul malto 100% italiano abbiamo voluto dare risposta a un consumatore che richiede sempre più trasparenza sui cibi e sulle bevande che acquista – ha chiarito Bandelli –. Così abbiamo scelto di certificare la filiera del nostro malto prodotto da circa 1.500 agricoltori seguendo le varie fasi produttive: dalla semina alla realizzazione della birra. Ogni lotto di birra prodotto associa un Nft che identifica in maniera univoca il lotto stesso attraverso una lunga serie di informazioni sul malto 100% italiano. Il tutto, poi, si riverbera nell’inserimento di un Qr-code in etichetta con cui il consumatore può facilmente interagire. L’obiettivo per il futuro è di estendere la blockchain anche alla fase di distribuzione della birra, integrando i vari passaggi di transito del prodotto per arrivare sulla tavola dei consumatori”.