Giorgio Santambrogio, AD di Gruppo VéGé e Vicepresidente di Federdistribuzione
I punti vendita della distribuzione moderna sono attualmente alle prese con due elementi di costo ben superiori alla media. Il primo di questi riguarda, ovviamente, i pesanti rincari energetici. Si tratta di incrementi davvero dirompenti, addirittura con un raddoppio di bolletta da un mese all’altro, come è avvenuto tra giugno e luglio. Se non si riuscirà quindi a frenare questa dinamica, considerando anche gli effetti del blocco annunciato da Gazprom e la presenza di manovre speculative, per le imprese della Gdo il costo energetico potrebbe superare la soglia del 4% del conto economico, rispetto a un valore precedente che oscillava dall’1,8 al 2% massimo. Numeri sicuramente insostenibili, che porterebbero i pdv a non andare nemmeno a break even. Contestualmente, però, non bisogna affatto dimenticare un’altra dinamica, cioè l’aumento dei listini da parte dell’industria, legato all’onda finale dei rincari delle materie prime e, appunto, agli stessi costi energetici. Dunque, come distribuzione ci troviamo ad avere un forte rincaro dei costi derivanti dalla gestione caratteristica, che non possiamo certo ridurre compromettendo per esempio la catena del freddo, accanto a ulteriori aumenti di listino da parte dei fornitori. Inoltre, bisogna considerare che il cliente, coinvolto a sua volta in questo scenario di aumento dei prezzi, acquista meno quei prodotti rispetto ai quali la distribuzione ottiene invece una maggiore marginalità. Assistiamo quindi a un incremento delle vendite a valore derivante dall’inflazione, a cui tuttavia si contrappone una netta riduzione dei margini. Tutto ciò, insomma, porta inevitabilmente verso una situazione critica. Ma, sicuramente, non intendiamo piangerci addosso.
UN PATTO DI SOBRIETÀ
In questo contesto, chiediamo al governo di avere gli stessi riconoscimenti che vengono assegnati ai settori energivori, con benefici dunque in termini di agevolazioni fiscali e credito d’imposta. Classificare come imprese energivore solo alcune realtà industriali, escludendo la distribuzione moderna, è d’altronde veramente anacronistico. Nel contempo, siamo pronti a fare la nostra parte, cercando di essere ancora più efficienti. Ho proposto, non a caso, una sorta di patto di sobrietà, chiaramente su base volontaria. Un esempio, tra gli altri, arriva dalla Francia, dove è stato deciso di spegnere le insegne luminose nelle ore notturne.
TANTE INSEGNE A RISCHIO
Intanto, potremmo davvero trovarci davanti a un nuovo periodo di scrematura per le imprese della distribuzione, tra quelle che riusciranno o meno a reggere. Del resto, la tenuta stessa del sistema distributivo è messa a dura prova, anche perché negli scorsi anni l’Europa e i governi non hanno provveduto a effettuare alcune azioni necessarie. Da parte nostra, non vogliamo certo trasferire i rincari sui prezzi, sia per ovvie dinamiche competitive sia perché non lo riteniamo corretto verso i clienti. Tuttavia i margini continuano ad assottigliarsi e, considerando il quadro generale, la preoccupazione per i prossimi mesi non può che essere molto elevata.