L’esplosione dei costi energetici rende ormai improrogabile un “forte e immediato intervento da parte dell’attuale esecutivo, da inquadrare in una legislazione di emergenza, in grado di dare risposte di sicura efficacia ad una situazione ormai divenuta drammatica”. A dirlo è Italmopa, in merito al terremoto che si profila, fin da ora, nel prossimo autunno, “laddove la violenta impennata dei prezzi dell’energia, registrata nel corso degli ultimi mesi ma recentemente intensificatisi, non fosse oggetto di misure straordinarie in grado di attenuarne il futuro impatto sotto il profilo produttivo, economico e sociale”.
L’associazione confindustriale delle imprese molitorie auspica e chiede una collaborazione tra tutte le forze politiche per mettere in atto, con la più assoluta urgenza, “tutti i provvedimenti necessari ad evitare il tracollo del Paese, anche se questi comporteranno necessari, inevitabili scostamenti di bilancio” – sottolinea Andrea Valente, Presidente Italmopa. “Non potremo certo essere soddisfatti a fronte dell’adozione di provvedimenti inadeguati, che sarebbero solo pannicelli caldi totalmente insufficienti a porre rimedio alla gravità della situazione attuale”.
Per quanto concerne in particolare l’industria molitoria, settore energivoro, l’incremento dei costi energetici ha portato in rosso i conti economici delle aziende “e le loro sole, attuali, alternative riguardano il fermo, per motivi economici, degli impianti oppure l’adeguamento, seppur parziale, dei prezzi di vendita dei loro prodotti con effetto immediato, per far fronte all’esplosione dei costi di produzione” – sottolinea Valente. “Le nostre aziende hanno finora responsabilmente assorbito gran parte dell’aumento di tali costi che si sono verificati e succeduti nel corso degli ultimi anni – dalla materia prima frumento ai costi di trasporto e infrastrutturali – in considerazione della rilevanza delle farine e delle semole per la produzione di prodotti, quali pane e pasta, destinati all’alimentazione quotidiana degli italiani ed in particolare dei ceti più esposti alla crisi economica. Per questo motivo, è assolutamente indispensabile scongiurare il rischio di alimentare ulteriormente la folle spirale inflazionistica che metterebbe gravemente a rischio la tenuta sociale del Paese. Non si può tuttavia pretendere che il nostro comparto possa proseguire uno sforzo che sta mettendo a rischio la sua stessa sussistenza, senza il supporto di tutti gli interventi per la stabilizzazione dei prezzi del mercato dell’energia”.