Quasi una stalla italiana su dieci (8%) si troverebbe in una situazione così critica da rischiare la cessazione dell’attività per l’esplosione dei costi dell’energia, con rischi per l’economia e l’occupazione ma anche per l’ambiente, la biodiversità e il patrimonio enogastronomico nazionale. È la Coldiretti a lanciare l’allarme sul crack degli allevamenti italiani.
L’emergenza economica mette infatti a rischio la stabilità della rete zootecnica, “che è importante non solo per l’economia nazionale – scrive l’associazione in una nota – ma ha una rilevanza sociale e ambientale. Quando una stalla chiude si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di formaggi tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere, spesso da intere generazioni, lo spopolamento e il degrado dei territori”.
La difesa dal caro-energia riguarda quindi un sistema composto da 24.000 stalle da latte che garantiscono una produzione di 12,7 milioni di tonnellate all’anno che a sua volta alimenta una catena produttiva lattiero-casearia che vale più di 16 miliardi di euro ed occupa oltre 200.000 persone.
LA RICHIESTA ALLE ISTITUZIONI
In pericolo c’è un patrimonio di formaggi unico al mondo che offre 55 prodotti a denominazione di origine riconosciuti dall’Unione Europea oltre a 524 specialità tradizionali censite dalle regioni.
“È necessario intervenire subito per contenere il caro-energia e i costi di produzione, con misure immediate per salvare aziende e stalle e strutturali per programmare il futuro – sottolinea il Presidente Coldiretti Ettore Prandini –. Occorre lavorare da subito per accordi di filiera tra imprese agricole e industriali, con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi, che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali e alle speculazioni”.