In piena estate le imprese italiane del comparto conserviero specializzate nella trasformazione del pomodoro si sono ritrovate a dover fronteggiare una situazione quasi senza precedenti: alle difficoltà di reperimento della latta (con conseguente impennata dei costi) che hanno attanagliato il settore nella campagna del 2021, quest’anno si sono aggiunti gli aumenti richiesti dalla parte agricola e i notevoli incrementi di gas ed energia.
“Il pomodoro, in questo momento, vive una situazione abbastanza complicata – denuncia Giovanni De Angelis, Direttore generale Anicav –. Il nostro comparto è nel picco della lavorazione, proprio quando l’energia sta subendo i maggiori rincari, ma non possiamo fermarci: la trasformazione del pomodoro è strettamente stagionale, non si può ridurre, né limitare o sospendere perché questo vorrebbe dire lasciare il raccolto nei campi, generando un notevole danno alla filiera. Le conseguenze? Il costo di gas ed energia, che prima di questa situazione incideva tra il 4% e il 5%, ora ha un peso del 20-22%: oltre al pomodoro stiamo inscatolando gas. Inoltre, come se non bastasse, si aggiungono a peggiorare un quadro già pieno di difficoltà i tentativi di speculazione della controparte agricola nel bacino del Centro-Sud sul prezzo della materia prima conferita alle aziende. La situazione ci preoccupa molto, anche ora che siamo nella parte finale della raccolta, perché non sappiamo bene cosa può ancora accadere”.
PREZZI IN CONTINUA REVISIONE
Il monito lanciato da Anicav è lo stesso delle imprese. “Facendo un raffronto di costo tra agosto 2021 e agosto 2022, il prezzo per m3 del gas è passato da 0,33 euro a 3,51 euro – informa Giorgio Arestia, Ceo Agromonte –. Nel comparto dei rossi, questo aumento ha determinato un incremento di tutti i costi lungo la filiera. In alcuni casi ha portato anche a dei veri e propri blocchi di produzione, determinando la totale mancanza di prodotti o quanto meno diverse difficoltà a reperirli, come nel caso del vetro, il cui prezzo ha sfiorato aumenti del 200% e per cui sono ‘spariti’ alcuni formati dal mercato”.
Anche Lorenzo Toffolon, Sales Manager di Steriltom pone l’accento sulla ‘reazione a catena’ che stanno determinando i rincari: “Il costo del gas è circa sei volte superiore alla cifra che pagavamo lo scorso anno e anche l’elettricità è aumentata di quasi il 200%. Al di là dell’aumento dei costi puri di produzione, difficilmente trasferibili sul prezzo finale, il ‘nuovo’ prezzo dell’energia ha portato anche a modifiche importanti per tutte le materie prime, dal pomodoro ai packaging, dai pallet ai trasporti. Tutto incide sulla competitività delle referenze finite e influisce negativamente sulla stima dei consumi”.
IN DIFFICOLTÀ ANCHE I BIG
L’esperienza di una grande cooperativa di Conserve Italia non è diversa, nonostante gli investimenti in energia alternativa. “Nell’ultimo anno – dichiara Pier Paolo Rosetti, Direttore generale Conserve Italia – abbiamo messo in campo importanti interventi di efficientamento energetico dei nostri siti, oltre a puntare su energie rinnovabili (come il biogas, l’eolico, l’idroelettrico, il fotovoltaico) e sulla cogenerazione, ma tutte queste iniziative non sono sufficienti quando ci troviamo a fare i conti con un costo del gas pressoché decuplicato rispetto a un anno fa. L’aumento spropositato dell’energia, frutto principalmente di speculazioni, rischia di minare profondamente la competitività delle imprese di trasformazione alimentare, anche se dotate di ‘spalle solide’ come nel nostro caso. Basti considerare che per la sola nostra società capogruppo Conserve Italia stimiamo per quest’anno un aumento dei costi energetici pari a quasi 50 milioni di euro, a fronte di un bilancio chiuso da pochi mesi con un fatturato attorno ai 700 milioni di euro. Questi numeri fanno comprendere quanto una tale situazione sia del tutto insostenibile nel medio periodo. La difficoltà principale è quella di garantire il giusto equilibrio economico tra competitività dell’impresa, remunerazione della nostra base sociale composta da migliaia di agricoltori, assorbimento dei costi di produzione e assicurazione di un margine che ci consenta di continuare a investire per crescere. Se viene meno questo equilibrio economico, le aziende sono costrette a rallentare se non a fermare le produzioni, come purtroppo già qualcuno ha fatto. Inoltre, una tale situazione di aumenti spropositati nei costi produttivi è destinata a generare sempre più tensioni lungo la filiera. Siamo stati costretti a presentare prima dell’estate aumenti importanti dei nostri listini e ne stiamo ancora discutendo con i partner della distribuzione; dopo pochi mesi, ci troviamo in una situazione ancora peggiore che ci potrebbe costringere a rivedere nuovamente al rialzo i prezzi per mantenere in equilibrio l’azienda. E questo mentre portiamo avanti con grande dedizione e importanti sforzi economici azioni di efficientamento energetico e razionalizzazione dei costi”.
L’APPELLO AL GOVERNO
Anicav, a sostegno dell’industria, ha scritto a Mise e Mipaaf per chiedere un intervento del Governo a tutela delle aziende, come il raddoppio del credito d’imposta e la proroga dei termini di utilizzo, la sospensione del sistema Ets e la dilazione dei pagamenti con interessi agevolati, che sarebbero una vera e propria boccata d’ossigeno per le aziende.
“Da parte nostra abbiamo cercato di offrire delle soluzioni – afferma De Angelis –. Oltre al tetto al prezzo del gas e al disaccoppiamento tra le energie rinnovabili e fossili per la determinazione del prezzo dell’energia che rappresentano, a nostro avviso, provvedimenti più che ragionevoli, abbiamo immediatamente chiesto il raddoppio del credito imposta e la proroga dei termini di utilizzo con condizioni più favorevoli e la sospensione del meccanismo Ets per evitare ulteriori aggravi per le aziende.
Abbiamo, inoltre, proposto provvedimenti più specifici per il comparto chiedendo di applicare alle aziende ad alta stagionalità, come quelle di trasformazione del pomodoro, la stessa aliquota di credito di imposta prevista per le aziende considerate energivore.
Infine, da tempo stiamo chiedendo ad Arera una revisione del costo di conferimento delle capacità di trasporto di gas naturale, cosiddetto ‘termine fisso’, che impatta in maniera notevole sui costi delle aziende ad alta stagionalità come le nostre i cui fabbisogni energetici sono concentrati esclusivamente nel periodo estivo, periodo a basso consumo.
Speriamo il governo ci ascolti, perché queste azioni potrebbero aiutarci a superare il momento critico, anche a salvaguardia e beneficio dei consumatori finali”.
Conserve Italia invita il governo anche a sostenere maggiormente l’autoproduzione di energia da fonti rinnovabili da parte delle aziende, slegandola dal solo autoconsumo con azioni che favoriscano anche la vendita sul mercato libero. “La legislazione – riflette Rossetti – oggi non premia quelle aziende che producono energia da fonti rinnovabili e poi hanno necessità di immetterla sul mercato in quanto non riescono ad autoconsumarla tutta. È il caso dei nostri stabilimenti produttivi che, fuori dal periodo delle campagne di lavorazione, non funzionano a pieno regime e quindi presentano consumi energetici inferiori rispetto ai mesi estivi. Non dimentichiamo infine il tema della burocrazia, oggi ancora troppo pesante per chi investe sulle rinnovabili”.