Un autunno di austerity, è quanto ci attende nei prossimi mesi. A renderlo noto è il Rapporto Coop 2022, presentato l’8 settembre a Milano, che mette nero su bianco i numeri di una crisi economico-sociale dall’impatto traumatico. Il susseguirsi di eventi avversi che minacciano gli equilibri globali, dalla pandemia alla guerra alla crisi climatica, ha messo il freno alla crescita con un Pil globale che scende dal +5,7% del 2021 al +2,9% previsionale del 2022; per l’Italia, le previsioni di crescita si attestano al +3,2% per il 2022 e al +1,3% per il 2023, ma la Banca d’Italia non esclude il ritorno a un Pil in negativo nel 2023 (-2%). Intanto l’inflazione vola all’8 per cento. Ma il dato più allarmante è la netta crescita delle persone che vivono nella povertà (+ 6 milioni rispetto al 2021).
“Lo scenario delineato nel Rapporto 2022 ci restituisce l’immagine di un’Italia chiamata a affrontare sfide molto impegnative e che prendono il via da fattori economici e sociali assolutamente inusuali – sottolinea Marco Pedroni Presidente Coop Italia e Ancc-Coop (Associazione Nazionale Cooperative di Consumatori) –. Dopo trent’anni è tornato il carovita con un’inflazione alta che non si vedeva dagli anni Ottanta; per molti consumatori e molte imprese è una situazione del tutto sconosciuta. Parimenti i salari rimangono congelati e colpisce nel Rapporto la divaricazione che si accentua fra una parte crescente del Paese che rimane fragile e le classi più agiate”.
NEL CIBO SI GUARDA ALL’ESSENZIALITÀ
“Toglietemi tutto ma non la voglia di mangiar bene”, così si può riassumere il mood degli italiani in questo momento storico, parafrasando una nota pubblicità. Nonostante i rincari siano arrivati nel carrello, infatti, il cibo rimane la nostra grande passione, insieme alla riscoperta sensibilità verso l’ambiente. In maniera inattesa, nonostante questa spinta dei prezzi, i volumi di vendita, rivela il Rapporto Coop 2022, hanno tenuto (+7,8% primo semestre 2022 vs 2019), complice la calda e lunga estate italiana, il ritorno del turismo straniero e la capacità della distribuzione moderna di imporsi sugli altri canali di vendita specializzati. Il mercato italiano è però al momento l’unico a mantenere un trend positivo dei volumi (+ 0,5% contro -5,4% del Regno Unito, -3,7% della Germania, -2,3% della Francia e -1,3% della Spagna) e questa differenza come il ritardo all’incremento dei prezzi lascia presagire un’inversione di tendenza imminente.
Ma forse la maggiore evidenza del nuovo valore assegnato al cibo dagli italiani è il sorprendente mancato ricorso a un netto downgrading degli acquisti (-0,1% di effetto mix negativo nel primo semestre). Probabilmente con il peggiorare della situazione gli italiani vi faranno nuovamente ricorso, ma attualmente il carrello non è più la miniera da cui attingere per finanziare altri consumi, ma un fortino da proteggere.
“Oltre il 60% delle famiglie italiane affronta il futuro con consapevolezza e in questa ritrovata concretezza il cibo assume un ruolo fondamentale – afferma Maura Latini, Amministratrice delegata Coop Italia –. La pandemia ci ha lasciato in eredità una concezione del cibo molto diversa dal passato, non è una semplice merce, ma un bene: è benessere, è socialità, è un modo di intendere la vita più vicino alle tradizioni del nostro Paese. Questo cibo fa bene alle persone, ma anche alle imprese. Indubbiamente questo cibo deve essere buono, sostenibile e conveniente e riuscire a mantenerlo tale è la nostra grande sfida per il futuro”.
Il cibo a cui non si intende rinunciare pare essere soprattutto quello più sobrio e basico, senza orpelli e sovrastrutture; l’italianità e la sostenibilità sono gli elementi imprescindibili che erodono mercato a altre caratteristiche in passato maggiormente ricercate. Così compaiono meno sulle tavole i cibi etnici, le varie tipologie di senza (senza glutine, senza etc.), i cibi pronti e anche il bio pare subire una battuta d’arresto. La quota di italiani che segue uno stile alimentare biologico è diminuita del 38 per cento. Le stesse marche leader sembrano sacrificabili, rispetto al 2019 hanno registrato una contrazione della quota di mercato passando dal 14,9% di quell’anno al 13,1% 2022 (-1,8 pp), mentre la Mdd continua la sua avanzata, con una quota di mercato che nel 2022 sfiora il 30% (+2,0 rispetto al 2019).
COOP RISPONDE CON IL RILANCIO DELLE LINEE MDD
“Per Coop – aggiunge Maura Latini – questo è anche il tempo della responsabilità nei confronti dei nostri dipendenti, delle famiglie di soci e consumatori con cui quotidianamente ci interfacciamo. Noi abbiamo fatto una scelta di posizionamento proprio nel 2020 nell’anno della pandemia, l’abbiamo annunciata a maggio scorso e la stiamo attuando, pensiamo sia una scelta importante e vincente che si basa sul nostro prodotto a marchio: la migliore integrazione fra i valori di Coop, la sostenibilità e la convenienza. Il Rapporto Coop ci dice anche che forse per la prima volta da tanti anni proprio al cibo gli italiani assegnano un ruolo fondamentale e non sacrificabile nemmeno nei momenti di difficoltà economica e noi che siamo tra i più grandi distributori e produttori di cibo non possiamo che rispondere a questa domanda allargando ulteriormente la nostra offerta in termini di estensività e profondità anche in termini di posizionamento di prezzo, così da coprire tutte le esigenze, finanche le più semplici. A oggi siamo solo alla prima fase del nostro progetto che lo ricordo una volta a regime (entro 2024) includerà circa 5.000 nuovi prodotti Coop che innoveranno l’offerta del 50 per cento. I primi dati non solo ci danno ragione ma riconfermano la straordinaria forza del nostro prodotto; nel segmento della colazione, il primo a essere stato rinnovato, registriamo nei primi due mesi di lancio (giugno/luglio) un incremento della quota di mercato del prodotto a marchio a quantità dell’8,3% passando quindi dal 23.6% al 31,9 per cento. Il potenziale di risparmio per le famiglie è considerevole”.
L’APPELLO ALLE ISTITUZIONI
A chiudere la giornata è stato l’accorato appello del Presidente, Marco Pedroni, alle istituzioni. “Ci avviciniamo a un appuntamento elettorale importante e fino a poco tempo fa non programmato. Qualunque sia il Governo che guiderà il nostro Paese credo che dovrà mettere al centro l’emergenza primaria delle famiglie italiane, promuovendo una politica di ridistribuzione dei redditi a beneficio della maggioranza, affrontando il nodo energetico con misure che permettano alle imprese di rimanere sul mercato e ai cittadini di non pagare costi insostenibili. C’è bisogno, come il Rapporto Coop mostra, di dirottare risorse incisive a favore dei consumi agendo per esempio sulla defiscalizzazione dei prodotti di base e con una rinnovata politica ambientale in linea con l’emergenza del momento. Le imprese della distribuzione commerciale registrano costi dei prodotti e dell’energia in fortissima crescita e finora hanno contenuto gli aumenti dei prezzi al consumo delle famiglie; i bilanci e con essi la stabilità delle imprese possono andare in crisi; non chiediamo aiuti di stato, ma di mettere un tetto ai rialzi dell’energia e di sostenere la domanda interna dei consumi”.
LA RICERCA
Il “Rapporto Coop 2022 – Consumi e stili di vita degli italiani di oggi e di domani” è stato realizzato dall’Ufficio Studi di Ancc-Coop (Associazione Nazionale Cooperative di Consumatori) con la collaborazione scientifica di Nomisma, il supporto di analisi di Nielsen e i contributi originali di Gs1-Osservatorio Immagino, Iri Information Resources, Mediobanca Ufficio Studi, Nomisma Energia, Npd.
L’edizione 2022 del Rapporto è tutta orientata a interpretare l’eccezionale cambiamento dello scenario e a comprenderne gli effetti sulla vita quotidiana degli italiani. Per fare questo, oltre alle fonti di solito utilizzate, si è avvalsa di due diverse survey intitolate “What’s next?” e “An unexpected new world” condotte entrambe nella seconda parte dello scorso mese di agosto. La prima ha coinvolto un campione di 1.000 italiani rappresentativo della popolazione over 18 (18-75 anni). La seconda si è rivolta ad un panel della community del sito di italiani.coop e ha coinvolto 860 opinion leader e market maker fruitori delle passate edizioni del Rapporto. Tra questi sono stati selezionati 473 ruoli apicali (imprenditori, amministratori delegati e direttori, imprenditori, liberi professionisti e consulenti) in grado di anticipare più di altri le tendenze future del Paese.