I dati diffusi da Istat sulle vendite al dettaglio nel mese di novembre segnano un lieve incremento su ottobre (+0,8%), sia per i beni alimentari (+0,6%) sia per quelli non alimentari (+1%). Il 2022 è stato segnato da un livello di inflazione che non si registrava, nel nostro Paese, da alcuni decenni. Nel corso dell’anno da poco concluso, “lo sforzo delle imprese della distribuzione moderna – sottolinea in una nota Federdistribuzione – è stato ingente e orientato a gradualizzare l’impatto derivanti dagli extra costi e dagli aumenti sui beni in acquisto, con l’obiettivo di tutelare il potere d’acquisto delle famiglie e salvaguardare i consumi. L’effetto è stato un importante impegno di risorse economiche, con un investimento rilevante di margine e un impatto significativo sui conti economici delle aziende”.
L’ANDAMENTO DEI CONSUMI
L’associazione pone l’accento sull’andamento dei consumi, che secondo le sue analisi “risulta particolarmente preoccupante, in considerazione della crescente apprensione delle famiglie rispetto alla propria situazione economica”. Nel mese di novembre, le vendite a volume nel settore alimentare hanno infatti registrato un dato su base annua del -6,3%.
Il 2023 si apre in continuità con l’anno scprsp, all’insegna dell’incertezza e con un’inflazione acquisita che, come stima l’Istat, si attesta intorno al +5,1%.
INFLAZIONE E RISCHI PER IL FUTURO
Secondo le previsioni dell’Ufficio Studi di Federdistribuzione, se la spinta inflazionistica registrata finora dovesse proseguire ulteriormente nei prossimi mesi si rischierebbe un’ulteriore frenata nei consumi. Da una delle recenti rilevazioni Ipsos condotte per Federdistribuzione emerge che otto italiani su 10 si dichiarano preoccupati per l’impatto dell’inflazione sul bilancio familiare, e per fronteggiarlo stanno cambiando le proprie abitudini d’acquisto. Per quanto riguarda il food, quattro italiani su 10 sono più attenti a limitare gli sprechi e comprano solo lo stretto necessario, e oltre un terzo ha ridotto i consumi o cerca soluzioni più economiche a parità di prodotti.
In questo scenario, le analisi dell’Ufficio Studi di Federdistribuzione registrano sui mercati già da qualche settimana i primi segnali di un rallentamento delle quotazioni delle materie prime e dei beni energetici. “E in questa prospettiva, lo sforzo delle imprese della distribuzione moderna necessita di una condivisione da parte di tutti gli attori lungo la filiera: affinché si possano trovare tutte le soluzioni possibili per mettere un freno alla corsa dei prezzi a difesa del potere d’acquisto delle famiglie, ed evitare fenomeni recessivi dovuti al crollo dei consumi interni”, conclude Federdistribuzione.