Dall’industria alimentare a Slow Food, passando per il governo in carica, l’opposizione italiana al Nutriscore è sempre più compatta. E la forte insistenza contro l’etichetta nutrizionale “a semaforo” inizia a dare i suoi frutti. Lo scorso novembre è stata posticipata al 2024 la proposta legislativa europea nella quale figura il Nutriscore, che in teoria dovrebbe svilupparsi nell’ambito della strategia Farm to Fork.
Già adottata da Francia, Spagna, Portogallo, Belgio, Svizzera, Germania, Paesi Bassi e Lussemburgo, l’etichetta vede da sempre l’Italia fra i principali oppositori. Il motivo è che molti prodotti alimentari made in Italy verrebbero pesantemente penalizzati dall’introduzione di questo sistema di classificazione nutrizionale. Secondo Coldiretti, ad esempio, l’85% delle Dop e Igp italiane sarebbero bocciate senza appello.
UN RINVIO SINE DIE?
“La Commissione e il Parlamento attualmente in carica non potranno proporre né portare a temine nulla che riguardi etichettatura nutrizionale. Di fatto avremo più tempo per convincere che il Nutriscore non va bene” ha affermato l’europarlamentare Paolo De Castro all’indomani del rinvio. In questo modo si arriva al 2024, a causa della scadenza dell’attuale legislatura a fine 2023 e le elezioni dell’anno dopo. Circostanza che non ha mancato di suscitare preoccupazione in alcuni settori del mondo scientifico, pessimisti sulla possibilità di arrivare a breve a definire un’etichettatura comune. Mike Rayner, epidemiologo e docente di Salute delle popolazioni all’Università di Oxford, parlando con Le Monde ha detto: “Sono molto pessimista sulla possibilità che entro l’anno prossimo la Commissione riesca a presentare una proposta. Ma la maggior parte degli studi dimostra che i codici che usano i colori sono quelli che funzionano meglio. Non vedo alternativa al Nutriscore o ad un sistema che gli assomigli molto”.
L’etichetta a semaforo Nutriscore resta comunque sostenuta da un fronte salutista capitanato dall’Oms, che tramite l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro nel report “The Nutri-Score: A Science-Based Front-of-Pack Nutrition Label” lo promuove come un’etichetta che indirizza i consumatori verso scelte alimentari salutari e, quindi, verso una riduzione del rischio dello sviluppo di malattie non trasmissibili come il cancro. A detta degli oppositori, invece, si tratta di un’etichetta “cieca”, che rischia di veicolare ai consumatori un messaggio fuorviante.
IL CASO DELLE ETICHETTE DEL VINO
Meno di due settimane fa, in questo ambito ha destato preoccupazione in Italia il via libera della Ue all’Irlanda, che intende applicare sulle bottiglie di vino e birra un warning salutistico analogo a quello che si trova sui pacchetti di sigarette. È solo l’ultimo tassello della volontà di Bruxelles di stabilire regole univoche per le etichette alimentari che circolano nei paesi membri. Ai timori dei produttori di vino, che non accettano di vedere il proprio prodotto equiparato al fumo, si sono infatti sommati quelli di tutte le industrie alimentari che vedono in questa decisione l’anticamera di una futura possibile introduzione del Nutriscore e dei suoi famigerati bollini rosso o verde a seconda del quantitativo di grassi, sale e zuccheri senza tenere conto delle quantità consumate.