La Lombardia si conferma prima regione agro-alimentare d’Italia, sia in ambito di produzione agricola sia per valore della trasformazione. Il valore aggiunto della produzione agroindustriale lombarda ha sfiorato i 9,5 miliardi di euro nel 2021.
Nel settore agricolo, dove la Lombardia rappresenta la seconda regione in Europa per valore aggiunto, spiccano la coltivazione di riso (oltre il 40 % del totale nazionale), e la zootecnia (circa la metà dei suini e un quarto dei bovini italiani sono allevati in regione), fortemente integrate con le tradizioni del territorio e l’industria della trasformazione. In Lombardia si contano 76 prodotti Dop/Igp e quattro distretti agro-alimentari monitorati dalla Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo che rappresentano le principali filiere della regione: lattiero caseario, riso, carni e salumi e vino. L’export agro-alimentare della Lombardia è quasi raddoppiato dal 2008 ad oggi, passando da 4,5 miliardi a circa 8,2 nel 2021. Nei primi nove mesi del 2022 le esportazioni lombarde della filiera sono cresciute del 19,1%, con ottimi risultati diffusi a tutti i mercati di sbocco, in particolare negli USA (+31%).
Questa la fotografia presentata da Stefania Trenti, Responsabile Industry Research – Direzione Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo, in apertura del Food Summit Lombardia, il secondo appuntamento dedicato alle filiere regionali. L’evento, organizzato da Gruppo Food in collaborazione con Intesa Sanpaolo, Riso Scotti, Molino Casillo e Inalpi, si è tenuto lo scorso 15 febbraio a Pavia nel prestigioso Teatro Fraschini con la partecipazione di numerosi ospiti rappresentanti dell’industria e della distribuzione italiana.
GLI ACCORDI DI FILIERA UN VANTAGGIO COMPETITIVO A TUTELA DEL VALORE
In un contesto dominato dall’instabilità, economica e climatica, gli accordi di filiera si rivelano un “salvavita” per tante piccole medie imprese del territorio. Ne è un esempio la partnership siglata da Latteria Sociale Valtellina con la Direzione Agribusiness di Intesa Sanpaolo per sostenere la filiera del latte di qualità. “In un momento di difficoltà come è stato il 2022 – ha raccontato Claudia Bellero, Responsabile amministrativo Latteria Sociale Valtellina –, questo strumento ha permesso ai nostri 110 soci allevatori di poter usufruire della liquidità necessaria per continuare a produrre latte. In questo modo si genera un circolo virtuoso per tutti gli attori coinvolti: dalla stalla al punto vendita”.
Ultimo anello della filiera, ma primo per importanza è proprio il consumatore. Secondo Pasquale Casillo, Presidente e Ad Molino Casillo, “è dalla domanda che la filiera deve partire e risalire fino all’offerta. Individuando i fabbisogni, infatti, diventa uno strumento coerente con la creazione di valore. Un altro vantaggio offerto dagli accordi di filiera è la possibilità di condividere informazioni e obiettivi sotto la supervisione dell’ente creditizio. Al netto di quanto detto, comunque, resta il fatto che le filiere sono strumenti ancora molto giovani, ma grazie al cambio generazionale in atto nel mondo agricolo possono crescere in fretta e fare il grande salto verso la digitalizzazione e l’innovazione”.
IL PROGRAMMA SVILUPPO FILIERE
A oggi Intesa Sanpaolo ha già attivato nel comparto agro alimentare, 170 contratti di filiera che hanno coinvolto oltre 6.500 fornitori per un giro d’affari complessivo di oltre 22 miliardi di euro. “Il Programma Sviluppo Filiere di Intesa Sanpaolo è la conferma della nostra volontà di sostenere le eccellenze dei territori facilitando l’accesso al credito, in termini di condizioni e tempistiche – ha sottolineato Massimiliano Cattozzi, Responsabile Direzione Agribusiness Intesa Sanpaolo –. Un’agevolazione a beneficio di tutti i fornitori strategici individuati dall’azienda capofiliera con cui la Banca sigla l’accordo con l’intento di estendere le migliori condizioni a tutti i soggetti del processo produttivo”.
Intesa Sanpaolo era presente anche con la Destination Management Organisation, Colline e Oltre, nata nel dicembre del 2021 in partnership con Fondazione Banca del Monte di Lombardia, e avente “la finalità di supportare la filiera turistico ricettiva dell’Oltrepò Pavese attraverso un modello efficiente di collaborazione fra pubblico e privato” sottolinea il Direttore generale, Matteo Casagrande Paladini.
VENERE, ESEMPIO DI FILIERA INNOVATIVA
Una delle finalità dell’agribusiness è, appunto, quello di favorire la transizione ecologica e digitale delle aziende agricole. L’Agricoltura 4.0 è una svolta improcrastinabile, ma che sta già dando i suoi frutti e la filiera del riso Venere fa scuola. “Il mondo agricolo è il primo a dover fare i conti con i cambiamenti climatici – ha dichiarato Elisabetta Falchi, Presidente Sa.Pi.Se –. La siccità che ha colpito la Lombardia nel 2022, mettendo a rischio la produzione di riso, ha reso evidente a tutti la gravità del problema; in realtà, in Sardegna ci sono state avvisaglie ben prima dello scorso anno, infatti già dal 2020 siamo certificati sostenibili, questo significa che abbiamo investito in un nuovo parco macchine imparando a gestire le nuove tecnologie. Ma se non avessimo fatto questo passo non avremmo avuto un prodotto di eccellenza come Venere: un riso rintracciabile (in base alla norma di rintracciabilità agroalimentare UNI EN ISO 22005) e sostenibile. Nel 2020 infatti Sa.pi.se è diventata ufficialmente la prima impresa sementiera risicola al mondo a ottenere il certificato di agricoltura sostenibile FSA (Farm Sustainability Assessment) attraverso la Sai Platform”.
Secondo Dario Scotti, Ad Riso Scotti i cambiamenti climatici sono una sfida che si può vincere solo attraverso la collaborazione, e la partnership con Sa.pi.se lo dimostra. “Insieme possiamo portare un grande prodotto (Riso Scotti è licenziatario esclusivo del brand per i prossimi nove anni, ndr), simbolo del 100% made in Italy e dell’innovazione sostenibile, direttamente nelle case degli italiani e all’estero. Grazie alle sue caratteristiche uniche soddisfa le richieste anche dei consumatori moderni attenti al binomio gusto e salute e attratti dai nuovi stili alimentari, e crea valore al trade”. Per questo, Venere è un chiaro esempio di come dovrebbe evolvere il mondo del riso per svincolarsi dalla morsa della commodity e superare le avversità climatiche.