Sono passati due mesi dall’ultimo incontro tra agricoltori e industria per definire il prezzo del pomodoro nel bacino Nord Italia per la campagna di raccolta 2023, ma le due parti non hanno ancora trovato l’accordo, come, peraltro, nel Bacino Centro Sud. Nel corso dell’ultimo incontro l’industria ha ribadito la disponibilità a riconoscere un aumento del prezzo medio di riferimento (+20% rispetto al 2022, pari al +40% nel biennio 2021-2023) per compensare l’incremento dei costi che hanno gravato sul comparto agricolo nella scorsa campagna di trasformazione, tenendo conto anche delle difficoltà di accesso ai finanziamenti che gli agricoltori stanno registrando. La proposta, però, non è stata accettata.
ANICAV: NO ALLE SPECULAZIONI
Il mancato accordo desta non poche preoccupazioni da parte degli industriali. “Con grande senso di responsabilità ci siamo resi disponibili a un ulteriore sforzo economico per una conclusione positiva delle trattative – dichiara Bruna Saviotti, Coordinatrice Comitato territoriale del Bacino Nord Anicav –. Invitiamo la parte agricola a fare un’attenta riflessione sul futuro della filiera e sulla necessità di evitare speculazioni in un momento in cui la situazione che si è venuta a creare nei Paesi nostri competitor potrebbe, invece, dare maggiore slancio al pomodoro italiano”.
Anche il Presidente Anicav, Marco Serafini, invita la parte agricola a ragionare e agire per il bene della filiera e dei consumatori finali. “Ci auguriamo – dichiara – che il mondo agricolo possa comprendere che da parte industriale difficilmente sarà possibile andare molto oltre. Tenendo conto che le colture alternative al pomodoro hanno fatto registrare riduzioni di prezzo rispetto al 2022, ne sono un esempio il mais e il girasole, è difficile non pensare che le richieste della nostra controparte siano puramente speculative. È necessario avere ben presente, sia nel bacino Nord sia in quello Centro Sud, che un eccessivo incremento del costo della materia prima si ripercuoterà sul prodotto trasformato e, quindi, sui consumatori finali con conseguente perdita di competitività del nostro pomodoro”.