I dati diffusi da Istat sulle vendite al dettaglio del febbraio scorso mostrano un incremento tendenziale a valore del +5,8%, al quale corrisponde un calo a volume del -3,5%. Si conferma la tendenza che vede i consumi in aumento a valore per effetto della crescita dei prezzi, ma con un trend a volume negativo; una situazione ancora caratterizzata dall’incertezza economica e dall’impatto dell’inflazione sui bilanci delle famiglie. Come ha evidenziato una recente rilevazione di Ipsos per Federdistribuzione, più di un italiano su due (il 56%) percepisce che l’aumento del costo della vita incide pesantemente sui conti famigliari. Di conseguenza, le famiglie hanno modificato le proprie abitudini di acquisto per contrastare l’impatto dell’aumento dei prezzi: il 60% degli italiani presta più attenzione a offerte e promozioni, il 46% sta più attento agli sprechi, il 29% ha cambiato il luogo dove effettua gli acquisti, il 28% ha ridotto la quantità dei prodotti acquistati, mentre il 19% ha diminuito la qualità o ha rinunciato ad alcune caratteristiche dei prodotti. Gli effetti sono visibili soprattutto nel comparto alimentare, dove si registra, in tutti i canali di vendita, un calo degli acquisti a volume di circa il -5% rispetto un anno fa.
Il 55% dei consumatori registra un aumento del peso delle spese fisse come mutui e affitti, oltre sette intervistati su 10 menzionano la spesa alimentare, quasi un italiano su due (il 46%) indica i consumi fuori casa e quattro italiani su dieci (il 41%) l’abbigliamento e la cura della persona. Il sentiment degli italiani sul 2023 resta negativo: secondo Ipsos, un italiano su due pensa che la situazione economica del Paese peggiorerà nel corso dell’anno.
“L’inflazione continua a pesare e a creare incertezza sui bilanci delle famiglie italiane, costrette a tagliare le spese per fronteggiare l’aumento generalizzato dei prezzi di questi ultimi mesi”, commenta Carlo Alberto Buttarelli, Presidente Federdistribuzione. “Uno scenario che preoccupa per la tenuta dei consumi, sia del comparto alimentare sia, in prospettiva, del settore non food, e per gli effetti sulla tenuta delle filiere di eccellenza del made in Italy e sull’economia in generale. Occorre quindi ridare priorità al sostegno della domanda interna per scongiurare possibili scenari recessivi, mettendo in campo tutte le azioni necessarie per recuperare il potere di acquisto delle famiglie e difendere le imprese da eventuali ulteriori balzi in avanti dei costi legati all’energia e alle materie prime”.