
Per un export vincente è necessario pianificare correttamente anche l’intera supply chain e puntare su una specifica pianificazione doganale, così da impattare positivamente sull’efficacia dell’intero flusso di esportazione, contribuendo a un saving economico che può rendere i prodotti e i processi più competitivi.
VOLA L’EXPORT AGROALIMENTARE MADE IN ITALY
I dati mostrano uno scenario favorevole: il 2022 dell’export italiano nei settori del vino e dell’agroalimentare si chiude con numeri di fatturato da record, infatti si sfiorano il 60 mld per l’agroalimentare (con un +28% di fatturato rispetto all’ultimo quinquennio) e gli 8 mld per l’export di vino (con +8% di fatturato rispetto all’anno precedente). Germania, Stati Uniti e Francia sono tra i principali buyer sia per l’agroalimentare sia per il vino, settore quest’ultimo che trova mercati favorevoli anche nel Regno Unito e nel Canada.
L’aumento, però, si registra solo in termini di valore della merce esportata, dal momento che i volumi rimangono pressoché invariati. A causa dell’inflazione salgono i costi di produzione e quindi anche di vendita, ma aumenta proporzionalmente la capacità delle filiere italiane di accrescere il valore aggiunto dei singoli prodotti e di farlo percepire all’acquirente finale.
STRATEGIA E GESTIONE, I DRIVER DELLA CRESCITA
Il trend è positivo, nonostante il clima di incertezza globale, tuttavia per poterne approfittare è necessario studiare bene il mercato di arrivo e nello stesso tempo pianificare correttamente l’intera supply chain.
Ne abbiamo parlato con Lucia Iannuzzi e Paolo Massari, co-fondatori del gruppo societario composto dalle due società di consulenza doganale Overy e C-Trade, la prima specializzata in un tipo di consulenza strategica di più alto livello, la seconda nella gestione operativa dei flussi e della logistica doganale.
Dogana 2040: a che punto siamo?
Con il programma Dogana 2040 il legislatore unionale vuole puntare sulla digitalizzazione per ottimizzare i tempi e rendere la trasmissione delle informazioni più precisa. Nel nostro Paese, la messa in atto si sta rivelando più complessa del previsto, ma la direzione è quella.
Del resto, qualsiasi imprenditore gestisca flussi di merci importanti necessita di una sempre maggiore precisione e centralizzazione dell’informazione doganale.
Non è più possibile affidarsi allo spedizioniere di turno per gestire la singola operazione, esternamente, perdendo il controllo diretto della propria supply chain.
Qual è il modo migliore che ha un’azienda per adeguarsi ai cambiamenti?
Per azzerare la possibilità di errore, si rende necessario portare il know how doganale all’interno dell’azienda, creando un team che abbia le competenze di base per pensare al flusso doganale in modo strategico, scegliendo i Paesi, i fornitori, i processi di produzione e trasformazione sulla base delle normative del paese di partenza e di quello di arrivo e degli accordi tra gli stessi, così da trasformare la dogana da problema da risolvere ad opportunità di business. È proprio questa la filosofia che cerchiamo di trasferire facendo formazione nelle aziende: non solo la semplice certificazione AEO, ma un vero e proprio trasferimento di sapere e competenze chiave per prendere le decisioni giuste.
Stare dietro a tutte le novità ed agli accordi tra i vari Paesi è complesso, e non è questo il compito dell’azienda, soprattutto in assenza di un team dedicato. Per questo motivo offriamo anche un servizio di consulenza continuativa e customizzata.

Perché una corretta compliance doganale può dare una marcia in più ad un’azienda?
La compliance doganale – intesa come l’adempimento strutturato e sistematico di comunicazione e cooperazione preventiva per la corretta applicazione delle disposizioni doganali e fiscali correlate – è un valore aziendale aggiunto.
La gestione del rischio doganale, il possesso di adeguati strumenti di audit contabile e operativo, l’utilizzo appropriato e consapevole degli strumenti di certezza giuridica e di semplificazione offerti dalla normativa Ue e nazionale, l’adattabilità organizzativa ai cambiamenti ne sono gli strumenti.
La strategia doganale è una leva gestionale che può ridurre costi e tempi incidendo su tutte le funzioni aziendali tradizionali; la conoscenza degli strumenti doganali consente di ottimizzare i processi e di gestire al meglio le interazioni tra gli strumenti doganali e il ciclo aziendale.
Quindi un’azienda può godere di una consulenza doganale che non si ferma ad essere una tantum?
Nel nostro caso è così: diventiamo un vero e proprio partner per l’azienda, che affianchiamo da una fase di pianificazione strategica dei flussi di import/export fino alla gestione operativa di ogni passaggio e, all’occorrenza, alla logistica doganale grazie ai nuovi magazzini autorizzati nella nostra sede di Agrate Brianza. Non dover più fare affidamento su più attori, talvolta occasionali, è una sicurezza per le aziende, che possono così snellire i processi e fidarsi delle persone a cui delegano operazioni così delicate.
L’obiettivo europeo di una significativa riduzione delle emissioni entro il 2030 investe anche la supply chain, in che modo?
Dalla digitalizzazione delle operazioni doganali, alla scelta di packaging e mezzi di trasporto sostenibili, anche la supply chain è chiamata ad adeguarsi al green deal europeo della riduzione delle emissioni del 55% entro il 2030. Lo dobbiamo al nostro pianeta, ai nostri figli ma anche al nostro business, che ne risente in modo positivo.
La situazione internazionale di questi anni sta impattando sul flusso internazionale delle merci, cosa possono fare le aziende per tutelarsi?
La globalizzazione degli ultimi 20 anni e l’esplosione degli e-commerce hanno spinto lo sguardo degli imprenditori sempre più lontano: catene produttive delocalizzate per abbattere i costi e mercati esteri sempre più lontani per aumentare i profitti. Gli ultimi avvenimenti, però, ci insegnano a guardare a casa nostra: chi aveva delocalizzato durante il Covid-19 è rimasto bloccato, così come durante questa guerra chi si approvvigionava da Ucraina e Russia ha subito battute d’arresto. Scelte strategiche di import/export per ottimizzare la produzione nel proprio Paese, dogana in house e logistica di prossimità possono tutelare le aziende da avvenimenti imprevisti.