Federalimentare: la filiera italiana del food vale il 31,8% del Pil

I risultati del primo rapporto Federalimentare-Censis sul valore economico e sociale dell’industria alimentare italiana
Federalimentare: la filiera italiana del food vale il 31,8% del Pil

È stato presentato ieri, alla Camera dei Deputati, il primo rapporto Federalimentare-Censis “Il valore economico e sociale dell’industria alimentare italiana”. Dalla ricerca emerge come l’industria alimentare italiana, con 179 miliardi di euro di fatturato annuo, 60.000 imprese, 464.000 addetti e oltre 50 miliardi di export a valore in un anno, rappresenti una componente di primo piano dell’interesse nazionale.

Oltre a generare prodotti e occupazione, e quindi esprimere un forte potenziale economico, l’industria alimentare contribuisce al benessere psicofisico e alla qualità della vita degli italiani, dimostrando anche un elevato valore sociale.

È infine una protagonista di rilievo all’interno della filiera del food italiano, che vanta un fatturato totale di 607 miliardi di euro a valore, pari al 31,8% del Pil, con 1,3 milioni di imprese e 3,6 milioni di addetti, e costituisce quindi un patrimonio di interesse nazionale.

I NUMERI DELL’INDUSTRIA ALIMENTARE ITALIANA

Nelle graduatorie dei settori manifatturieri italiani l’industria alimentare è al primo posto per fatturato, al secondo posto per numero di imprese, per addetti e per export a valore. Negli ultimi dieci anni il fatturato ha registrato un incremento del +24,7% in termini reali, il numero di addetti del +12,2% e il valore delle esportazioni del +60,3%. L’industria alimentare risponde ad una spesa interna che, come quota del totale, in Italia è pari al 16,6% (come la Spagna), superiore a quella di Francia (15,7%), Paesi Bassi (13,9%), Germania (13,4%) e media Ue a 27 paesi (16,1%). Come si evince dal rapporto, l’86,4% degli italiani dichiara di avere fiducia nell’industria alimentare italiana, ed è una fiducia trasversale, che coinvolge il 93,8% degli anziani, l’84,2% degli adulti e l’81,6% dei più giovani.

La ricerca Federalimentare-Censis evidenzia la riconoscibilità dell’origine territoriale di marchi e prodotti, che va di pari passo con la vocazione a conquistare i mercati con il made in Italy. Il 78,3% degli italiani valuta molto positivamente che gli stabilimenti dell’industria alimentare siano localizzati in Italia, perché contribuiscono alla creazione di redditi e occupazione nei territori coinvolti. Inoltre, il 90,7% degli italiani afferma che mangiare il cibo che preferisce è importante per il proprio benessere psicofisico. Pur non rinunciando al rigoroso controllo del budget familiare, il 63,4% degli italiani acquista solo prodotti di qualità per alcuni alimenti, senza badare al prezzo. Il 79%, pur praticando diete soggettive nel perimetro di quelle tipicamente italiane, apprezza la disponibilità di nuove referenze nei punti vendita.

GLI ITALIANI A TAVOLA

Il 42,1% degli italiani a tavola nel quotidiano si definisce un abitudinario, il 20,5% un innovatore a cui piace sperimentare alimenti e gastronomie nuove, il 9,2% un salutista che mangia sempre e solo cibo che fa bene alla salute, il 7% un appassionato, che cura la spesa e ama cucinare, il 6,3% un italianista, che vuole sempre e solo prodotti italiani, il 5,8% un convivialista, che considera il cibo importante perché occasione per stare con gli altri, il 4,4% un godereccio, perché mangia sempre quel che gli piace. Ma cosa mangiano gli italiani? Il 92,7% ha l’abitudine di mangiare un po’ di tutto senza vincoli particolari. Solo il 7,1% si dichiara vegetariano e il 4,3% vegano o vegetaliano.

Per gli italiani, infine, secondo il rapporto Federalimentare-Censis sono importanti anche i valori etici e sociali che li orientano quando fanno la spesa o si mettono a tavola. Il 66,7% è pronto a rinunciare a prodotti che potrebbero essere dannosi per la salute, il 52,6% a quelli non in linea con criteri di sicurezza alimentare, il 43,3% a quelli la cui produzione e distribuzione non rispetta l’ambiente, il 35,6% a quelli per la cui produzione non sono tutelati i diritti dei lavoratori e dei fornitori.

IL RUOLO DELLE AZIENDE DEL FOOD NELL’ECONOMIA

I dati e l’analisi contenuti nel primo rapporto Federalimentare-Censis – ha affermato Lorenzo Fontana, Presidente della Camera dei Deputatirestituiscono con grande efficacia il ruolo significativo che l’industria agroalimentare svolge per la crescita economica e sociale del Paese. Le imprese del settore sono oggi chiamate a nuove e impegnative sfide riguardo alla modernizzazione e sostenibilità dei processi produttivi, alla valorizzazione dei prodotti e alla difesa degli alti livelli di qualità e sicurezza. Sono certo che sapranno essere all’altezza di questo compito”.

Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, ha dichiarato: “L’industria alimentare italiana ha un valore strategico ed è un elemento portante della nostra economia. Bisogna sempre più comprendere la potenzialità legata ai prodotti italiani. I dati diffusi dal rapporto fotografano una crescita del settore, sul quale il governo continua a investire”.

Maria Tripodi, Sottosegretario al Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, ha ricordato: “Stiamo dedicando una particolare attenzione al settore agroalimentare attraverso il sostegno all’export e all’internazionalizzazione, mettendo a disposizione strumenti di finanza agevolata per incentivare la competitività. Grazie al supporto della nostra rete estera promuoviamo il cibo e la dieta mediterranea, affinché il made in Italy si affermi sempre di più verso traguardi ambiziosi”.

Per Luigi D’Eramo, Sottosegretario al Ministero dell’Agricoltura: “C’è la consapevolezza, non soltanto del mondo industriale ma anche politico, da una parte di difendere il made in Italy e dall’altra di continuare a moltiplicare l’importanza strategica delle eccellenze dei nostri prodotti alimentari. La dieta mediterranea è la più salutare al mondo in termini di qualità e benessere. L’industria alimentare italiana è in buona salute, dimostra la propria vitalità e si distingue per uno sviluppo sostenibile e di progresso alimentare. Inoltre, il conflitto in Ucraina ci ha fatto capire quanto sia importante la sovranità alimentare per non dipendere da paesi terzi, ed è una missione del nostro Ministero. Il governo sta anche lavorando per aprire nuovi canali commerciali internazionali, sul contrasto alla contraffazione e per tutelare il sistema-Italia”.

Secondo Paolo Mascarino, Presidente Federalimentare, “il rapporto Federalimentare-Censis certifica che l’industria alimentare italiana dà un poderoso contributo al Paese, sia come valore economico sia come valore sociale. Il settore è uno dei più dinamici e robusti dell’industria italiana e, dopo secoli di storia al fianco della nostra popolazione, vuole ancora essere impegnato a favore della crescita, nella consapevolezza di rappresentare un patrimonio nazionale nella produzione di alimenti di qualità, unici e con marchi riconoscibili”.

Per Massimiliano Valerii, Direttore Generale Censis, “l‘ingente contributo all’economia italiana dell’industria alimentare, con 179 miliardi di euro di fatturato e 50 miliardi di export in un anno, porta con sé anche un elevato valore sociale in termini di benessere diffuso, qualità della vita e coesione delle comunità locali. Ecco le ragioni della fiducia che l’86,4% degli italiani ha nell’industria alimentare italiana, a cui riconosce di aver dato nel tempo un contributo essenziale alla conquista e alla tutela del benessere”.

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