Il taglio della spesa alimentare degli italiani si trasferisce dal commercio all’industria e fa crollare la produzione di cibo made in Italy, che si riduce del 4,5%, pari a più del doppio della media, con un impatto negativo sul valore complessivo. È quanto affermano Coldiretti e Filiera Italia commentando gli ultimi dati Istat.
COLDIRETTI: RAFFREDDARE IL CAROVITA
Una frenata preoccupante che è il risultato – sottolinea Coldiretti – delle difficoltà in cui si trovano le famiglie italiane che, spinte dai rincari, mettono meno prodotti nel carrello. Ma è anche il segnale dei problemi della filiera produttiva alle prese con l’esplosione dei costi dell’energia e delle materie prime.
“Occorre lavorare per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali per assicurare una più equa distribuzione del valore per tutelare i consumatori ed il reddito degli agricoltori dalle pratiche sleali” ha affermato il Presidente Coldiretti Ettore Prandini. Nel sottolineare che l’agroalimentare made in Italy ha dimostrato concretamente la propria capacità di saper cogliere l’opportunità del Pnrr, Coldiretti auspica che l’incremento dei fondi vada a “raffreddare” il carovita che pesa sulle tasche degli italiani e che taglia i consumi, stabilendo così accordi di filiera in settori cardine, dalla pasta alla carne, dal latte all’olio, dalla frutta alla verdura. Un’occasione unica che – conclude Coldiretti – non va sprecata per crescere e garantire una più equa distribuzione del valore lungo la filiera, dal produttore al consumatore.
FILIERA ITALIA: EXPORT NON BASTA PIÙ
“Un export che continua a tirare da solo non basta più” ha dichiarato Luigi Scordamaglia, Amministratore delegato Filiera Italia, commentando i dati Istat sulla produzione industriale di luglio, che vedono una riduzione per l’alimentare rispetto allo scorso anno del 4,5% e del 2,4% rispetto al mese precedente. “Un segnale di frenata preoccupante – aggiunge Scordamaglia – che fotografa famiglie in difficoltà costrette ad alleggerire il carrello della spesa e che mina uno dei settori portanti della nostra economia”. Nel nostro Paese, infatti, i consumi alimentari valgono oltre 260 miliardi di euro a fronte di 61 miliardi di made in Italy alimentare esportato sui mercati mondiali.
“Bisogna intervenire urgentemente, in primo luogo sul potere di acquisto delle famiglie italiane più in difficoltà”. Oggi circa il 22% degli italiani ha difficoltà ad assicurarsi una dieta equilibrata, mentre 2,6 milioni di persone in Italia possono accedere al cibo solo se assistiti. “Massima attenzione anche sulle scelte delle Bce per questa settimana: il decimo aumento consecutivo dei tassi darebbe il colpo di grazia alle famiglie che devono fare fronte ai mutui ed alle imprese, soprattutto Poi, che nei primi mesi del 2023 hanno dovuto subire gli effetti di un drammatico calo (3,7% su base annua, ndr) delle concessioni di prestiti” conclude Scordamaglia.