Sembra più vicina un’intesa tra governo e industria alimentare sul trimestre anti-inflazione che partirà dal prossimo ottobre. Le associazioni industriali del largo consumo, Centromarca, Federalimentare, Ibc e Unione Italiana Food, hanno infatti sottoposto oggi al Ministro Adolfo Urso “una lettera di intenti congiunta che è stata recepita favorevolmente, per il contributo attivo che potrà dare al più ampio piano di contenimento dell’inflazione”, si legge in una nota congiunta delle associazioni d’impresa. L’obiettivo è “individuare iniziative volte a contrastare gli effetti negativi dell’inflazione sui consumatori e sulle famiglie, definito dal Ministero delle imprese e del made in Italy (Mimit)”.
I contenuti del documento non contengono, per ora, impegni vincolanti da parte delle imprese. Le associazioni si impegnano infatti a:
- Dare ampia informazione presso le proprie associate su ogni iniziativa sviluppata dal Ministero in merito alla lotta all’inflazione;
- Chiedere alle proprie associate di valutare, nel rispetto della libera concorrenza e della strategia di ciascuna impresa e su base volontaria, di sviluppare, limitatamente al periodo di riferimento ottobre/dicembre 2023, iniziative di politica commerciale tese a contrastare l’inflazione dei prodotti, laddove sia ritenuto praticabile dalla singola azienda dal punto di vista della sua sostenibilità economica;
- Le aziende che, su base individuale, valuteranno di poter sviluppare iniziative in tal senso, le proporranno alle imprese della Gdo, nel rigoroso rispetto della normativa sulle pratiche commerciali sleali nella filiera agroalimentare;
- Nel rispetto della libertà di strategia sopra menzionata, ogni azienda valuterà l’impatto, in senso positivo o negativo, sui propri conti economici causato dall’andamento dei costi di produzione, influenzati dal prezzo delle materie prime, dell’energia, della logistica e degli imballaggi.
L’INDUSTRIA CHIEDE UN TAVOLO INTERMINISTERIALE
Le associazioni firmatarie hanno inoltre chiesto al Ministro di farsi promotore di uno specifico tavolo di lavoro interministeriale sul largo consumo dove dovrebbero essere rappresentate, oltre all’industria di trasformazione, tutte le componenti della filiera, a partire dai fornitori di materie prime e dei servizi energetici, i rappresentanti della logistica, degli imballaggi e la distribuzione. Tale strumento dovrebbe consentire di affrontare, in un’ottica di medio e lungo termine, “le problematiche del settore, con l’obiettivo di accrescere la competitività ed efficienza delle aziende, aumentare la semplificazione dei processi produttivi e distributivi e incrementare la concorrenza, a tutela prima di tutto dei cittadini e delle loro famiglie”.
INIZIATIVE CONTRO L’INFLAZIONE
“La lotta all’inflazione e la tutela del potere d’acquisito delle famiglie, in una fase particolarmente delicata della congiuntura, è una priorità per il tessuto industriale del Paese – sottolineano Francesco Mutti, Presidente Centromarca, e Flavio Ferretti, Presidente Ibc –. La volontà del ministro Urso di coinvolgere tutte le componenti della filiera in uno sforzo comune è stata determinante per catalizzare l’ampio confronto, promosso da Centromarca e Ibc, nel mondo associativo industriale che ha portato alla redazione della lettera di intenti condivisa e accettata oggi. Auspichiamo che il Mimit convochi al più presto il tavolo di lavoro, così da poter mettere a fuoco e affrontare le innumerevoli criticità che generano inefficienze e quindi costi all’interno della filiera dei beni di consumo”.
Nella lettera di intenti si evidenzia anche che “Negli ultimi anni, e ancora oggi, le imprese del largo consumo hanno subito un doppio impatto degli aumenti dei costi. Quelli diretti di produzione legati all’aumento dei costi delle materie prime edibili, dei semilavorati e degli imballi e della logistica. E quelli indiretti, dovuti all’aumento, spropositato e senza precedenti, dei costi dell’energia, che hanno ulteriormente aggravato l’effetto sui costi”.
Inoltre, “L’industria ha trasferito solo in parte e in modo progressivo tali aumenti di costo nei propri listini, per trovare un equilibrio che possa salvaguardare da un lato le imprese e i posti di lavoro, e al contempo sostenere la domanda limitando gli aumenti dei prezzi al consumo”. A questo proposito, l’analisi del centro studi di Confindustria “conferma che il settore alimentare è stato quello più colpito dalla crisi in corso, con i più alti aumenti di costo e limitati aumenti di listino spalmati su due anni: di conseguenza, il margine di profitto medio del settore si è quasi dimezzato tra il 2019 e il 2022. La marginalità media delle imprese del largo consumo ha continuato a deteriorarsi nel corso del 2023 in seguito all’aumento progressivo del costo del denaro. Inoltre, nonostante si sia registrata negli ultimi mesi una contrazione di alcune voci di costo, come quella energetica, i livelli sono rimasti sensibilmente più alti di quelli pre crisi”.
LA RISPOSTA DI FEDERDISTRIBUZIONE
“Abbiamo auspicato sin da subito la partecipazione del mondo della produzione industriale al progetto di contrasto all’inflazione e vediamo quindi con favore il cambio di rotta, seppur tardivo, rispetto alla posizione iniziale di chiusura. Il settore della Distribuzione Moderna, consapevole delle difficoltà che milioni di persone si sono trovate ad affrontare con la crescita dell’inflazione, ha dato sin dalla fase iniziale la propria disponibilità all’intesa con il Ministero delle Imprese e del Made in Italy. Già da diciotto mesi, infatti, le aziende distributive si stanno dedicando incessantemente a tutelare il potere di acquisto degli italiani, anche attraverso uno sforzo economico che ha messo sotto forte pressione la loro stessa redditività. Come settore, daremo continuità a questo impegno nell’offrire opportunità di convenienza e risparmio alle famiglie, attraverso le varie attività che saranno individuate da ciascuna impresa. Ci auguriamo che l’apertura da parte dell’industria di produzione possa portare a effetti concreti. In particolare, con una riduzione, ove possibile, dei prezzi dei listini dei loro prodotti, attraverso l’interlocuzione libera e diretta che spetta alle singole imprese dell’industria e della distribuzione. Intervento che nel medio termine può certamente essere un elemento tangibile di contrasto all’inflazione”, ha commentato Carlo Alberto Buttarelli, Presidente Federdistribuzione.