Quali sono per le aziende le azioni più efficaci e gli investimenti su cui puntare per affrontare con successo un reale processo di transizione verso la sostenibilità? Questi gli interrogativi che hanno aperto Food Social Impact – Ecosistemi in transizione, l’evento di Gruppo Food tenutosi a Milano il 24 ottobre scorso presso il Museo della Scienza e della Tecnologia, in partnership con Porsche Consulting, Loacker, Nestlé Italia, Riso Gallo, San Benedetto (Gold Sponsor) e Inalpi, Number1 (Silver Sponsor), oltre che con il patrocino di Banco Alimentare, Enea, Confagricoltura e Sustainability Makers.
Food Social Impact è l’Action Tank di Gruppo Food nato per promuovere e valorizzare la diffusione di pratiche responsabili e comportamenti sostenibili lungo l’intera filiera agroalimentare, un settore che in Italia rappresenta il 15% del Pil (Ismea, 2022).
SOSTENIBILITÀ. A CHE PUNTO È IL FOOD ITALIANO?
Per rispondere ai quesiti d’apertura, è stato condotto il sondaggio “Sostenibilità. A che punto è il food italiano?”. La survey, condotta nel periodo luglio 2023-ottobre 2023, ha svolto un’indagine su oltre 18.500 player. L’obiettivo era fotografare le attività già intraprese sul fronte della sostenibilità per arrivare a un’analisi del valore attribuito a questo tema all’interno delle aziende. Tre gli ambiti presi in considerazione: Nutrizione, Ambiente, Persone.
Tra i risultati più interessanti, il fatto che il 62,5% delle aziende intervistate continuerà a investire in sostenibilità ambientale nonostante le difficoltà. Tre i principali ambiti di intervento: Circular economy, riduzione dei consumi energetici, controllo delle emissioni di CO2. Nel complesso, secondo i dati della survey, la sostenibilità ha ormai assunto pari rilevanza rispetto alla profittabilità e la maggioranza delle aziende è disposta a investire in innovazione per portare avanti il processo di transizione. Sarà determinante anche saper attrarre i talenti e consolidare le competenze di alcune figure professionali oggi sempre più strategiche, come il Sustainabiliy manager destinato ad assumere un ruolo prioritario all’interno delle aziende.
I player dell’industria, del retail e del terzo settore sono stati chiamati a riflettere su questi temi, presentando nuovi progetti di filiera virtuosi, nuove linee di prodotto incentrate su salute e benessere della persona, iniziative sul packaging e attività di formazione e sostenibilità sociale. Tra i partecipanti: RiceHouse, Riso Gallo, Loacker, Selex, Banco Alimentare, PENNY Italia, PAM, Number1, Sustainability Makers, Nestlé Italia, con interventi suddivisi nei tre ambiti presi in considerazione dalla survey: Ambiente, Persone, Nutrizione.
GLI HIGHLIGHTS DEL SONDAGGIO
Sono riassumibili in sette punti chiave le considerazioni più rilevanti emerse dall’analisi della survey condotta da Food in collaborazione con Porsche Consulting:
- Difficoltà e sfide: la mancanza di budget pesa per il 40% degli intervistati. Nonostante le difficoltà, il 62,5% delle aziende si è dichiarato comunque intenzionato a investire in sostenibilità ambientale e la sfida nel medio termine (3-5 anni) secondo il 50% degli intervistati sarà riuscire a gestire la propria transizione in modo da mantenere comunque alti i profitti.
- Parola d’ordine: innovazione di prodotto. La partita si giocherà indubbiamente sulla capacità di fare innovazione di prodotto (cruciale per il 43,8% degli intervistati), di attrarre i talenti (34,4%) e di inserirsi in nuovi mercati (28,1%). Meno urgente, ma comunque importante, sarà anche lo sviluppo e l’accelerazione dei processi di digitalizzazione e automazione della filiera (28,1%).
- Nuove soluzioni per migliorare la sostenibilità dei processi produttivi. Fra le soluzioni ritenute più efficaci per migliorare la sostenibilità dei processi produttivi spicca la circular economy e la riduzione degli sprechi (66%); il 59% è orientato verso la ricerca di fonti energetiche rinnovabili, il 31% sui processi di controllo e compensazione delle emissioni di CO2 (dalla produzione alla logistica) e il 28% sulla gestione differenziata dei rifiuti. Sul fronte imballaggi, il 65,6% degli intervistati ritiene l’impiego di materiali riciclabili tra le soluzioni più efficaci adottate sino ad oggi, assieme alla riduzione del numero degli imballi (59,4%) e alla diminuzione del contenuto di plastica (34,4%).
- Persone, il pillar sempre più importante. Oltre a quanto previsto già dalla normativa, tre saranno i principali fronti su cui si concentreranno gli interventi: l’equilibrio di genere (48,3%), l’equità di salario (41,4%) e le politiche diversity&inclusion (41,4%). Work life balance (60%) e Benefit (36,7%) saranno le due politiche di welfare su cui continuare a puntare per consolidare le relazioni con i propri dipendenti.
- Nutrizione, l’importanza delle etichette. Il 62,5% dei player intervistati ritiene fondamentale l’indicazione relativa alle certificazioni dei prodotti e delle materie prime. Non meno importanti e decisamente utili anche l’indicazione degli ingredienti naturali (50%) e funzionali (46,9%) così come i claim nutrizionali (40,6%). In particolare, le aziende sembrano aver compreso che quello degli alimenti funzionali o nutraceutici è un trend che dischiude interessanti opportunità, trattandosi di un mercato destinato a raddoppiare entro il 2030.
- Gestione degli sprechi: donazioni, app digitali e comunicazione al consumatore. La corretta gestione delle eccedenze, attraverso la donazione a enti e associazioni, è al centro delle strategie intraprese dal 43,8% degli intervistati. Il 37,5% è poi a favore dell’introduzione di un’etichetta anti-spreco che allunghi la vita dei prodotti, chiarendo la differenza tra “consumare entro” e “consumare preferibilmente entro”. Per il 31,2% degli intervistati un altro valido supporto ai comportamenti virtuosi nell’acquisto e nel consumo dei cibi sono le piattaforme digitali e le app anti-spreco, assieme a specifiche campagne di comunicazione rivolte al consumatore.
- Promuovere la sostenibilità nutrizionale. Il 45,2% degli intervistati ha scelto di supportare centri di ricerca e progetti dedicati, il 32,3% sta facendo ricorso a figure di professionisti come medici e nutrizionisti e il 19,4% ha attivato o sta attivando collaborazioni con influencer e brand ambassador.
A fronte delle problematiche e delle relative soluzioni individuate dai partecipanti al sondaggio, resta evidente che una reale svolta si avrà nel momento in cui la profittabilità da un lato e la sostenibilità e l’innovazione dall’altro non saranno vissute come forze divergenti, ma come elementi chiave di un unico ecosistema.