In Italia la spesa alimentare è aumentata nel corso degli ultimi anni, facendo registrare una crescita del 2,9% dal 2019 al 2022: una delle più alte tra le varie categorie di consumo. In questo contesto, il mercato della grande distribuzione organizzata ha mostrato un incremento di circa il 5% durante il periodo 2020-2022, rispetto a un passato caratterizzato da una tendenza sostanzialmente stagnante. L’andamento delle vendite nella Gdo ha beneficiato positivamente dell’effetto pandemia, soprattutto per il reparto food, essendo da un lato uno dei pochi settori solo limitatamente toccato dalle chiusure, e in seconda battuta spinto dai fenomeni dell’home working e dell’home cooking per tutto il 2021 (+5,5%) e il 2022 (+5,8%). Sempre nel 2022, e per tutto il 2023, il giro d’affari della distribuzione moderna è stato spinto da un forte trend inflattivo, che però sul lungo periodo rischia di avere ritorni negativi in termini di volumi.
A livello europeo, il tasso annuo di inflazione alimentare ha raggiunto il 12,6% nel giugno 2023. Tuttavia, si prevede che il tasso di inflazione complessivo scenderà all’8,5% nel terzo trimestre del 2023 e che tenderà al 2,4% circa nel 2024 per poi arrivare a quota 2% nel 2025. In Italia l’inflazione alimentare è aumentata esponenzialmente, passando dal 4,8% di febbraio 2022 al 10,9% di luglio 2023, con un picco del 13,5% di ottobre 2022. Ciò è dovuto principalmente alla guerra Russia-Ucraina, alla disruption sulla supply chain globale e dalla carenza di materie prime. La tendenza però si è invertita e si attende un periodo di deflazione associato, quindi, a un graduale decremento dei prezzi.
In questo contesto di mercato, i retailer nazionali non sono riusciti a trasferire integralmente gli aumenti dei prezzi verso i consumatori finali e questo ha portato a una diminuzione di margini nel 2023 rispetto al periodo storico. Solo il 95-97% dell’aumento dei costi di acquisto è stato passato sui prezzi di vendita, questo aggravato anche da un lieve aumento dei salari e dalla sensibile incidenza dei costi energetici.
Questi trend stanno rendendo sempre più complesso l’incontro tra domanda e offerta, complicando i tavoli negoziali con i fornitori. Difficile dunque prevedere anche un andamento dei consumi per il futuro. In prima istanza si può ritenere che per gli anni a venire ci si possa aspettare una crescita in linea con i trend del passato (+2-3% a valore, in funzione dei diversi canali di vendita), con un outlook nel breve periodo di forte incertezza, influenzato dalla instabilità a livello macroeconomico e internazionale.