Dopo le quotazioni record registrate tra il 2022 e il giugno 2023 per il latte ovino destinato, quasi per intero, alla produzione di Pecorino Romano Dop (oltre i 14 euro al kg, +27% sull’annata precedente) i listini sembrano manifestare i primi segnali di inversione di tendenza, soprattutto come conseguenza di una maggiore produzione (+12,4% nell’annata 2022/2023).
Secondo l’ultimo report Ismea sul settore del latte ovino, questo ora sembra proiettato verso “una situazione di stabilità dopo quello che è stato definito dagli stessi operatori un vero e proprio ‘momento d’oro’; soprattutto grazie al rafforzamento dei prezzi dei prodotti più rappresentativi, che hanno consentito una soddisfacente ripartizione del valore lungo tutta la filiera e hanno innescato un processo di innovazione”.
Pur rappresentando poco più dell’1% del valore della produzione agricola nazionale, il settore continua ad avere un ruolo economicamente rilevante nelle aree maggiormente vocate in virtù della forte concentrazione territoriale delle greggi. Circa il 60% del valore complessivo del settore latte è generato nelle isole, e in sole tre regioni – Sardegna, Toscana e Lazio – si realizza ben il 78% della produzione (fonte: Ismea).
I NUMERI DEL SETTORE
Nel 2022 il settore ha generato un valore di circa 814 milioni di euro, 630 dei quali derivanti dal segmento latte, con un aumento vicino al +10% in un solo anno. Il quadro positivo è sostenuto soprattutto dalle esportazioni che, dopo il record del 2022, sono ulteriormente cresciute, di oltre il 20% da gennaio ad agosto. Questo nonostante una diminuzione dei volumi (-3,3%) dovuta alla contrazione della domanda statunitense (-4,7% nel periodo gennaio-agosto 2023). In recupero i mercati tedesco e britannico.
Sul fronte dei consumi domestici, invece, nei primi nove mesi del 2023 le vendite di formaggi pecorini sono risultate in contrazione (-8% in volume) a fronte di un sensibile incremento dei prezzi (+23%). Un trend ancora più evidente per il Pecorino Romano Dop con il -9% in volume a fronte di rincari che hanno sfiorato il +30 per cento.