Un anno condizionato dalla spinta inflazionistica

Nei primi nove mesi nel 2023 l'impennata dei prezzi e lo scarso sviluppo delle reti distributive hanno condizionato la domanda. Frena l'e-commerce, non la pl
Un anno condizionato dalla spinta inflazionistica

Come ha performato il mercato del largo consumo nel corso del 2023? Quali sono le principali evidenze che emergono dall’analisi dell’andamento dei diversi canali e dei fattori che hanno orientato i consumi? Gianpaolo Costantino, economista e consulente Circana, ci ha offerto un’analisi puntuale di tendenze e fenomeni-chiave, che arriva ad abbracciare i primi nove mesi dell’anno appena archiviato.

“Se consideriamo nel loro insieme le vendite a valore nei canali fisici e nell’online, il 2023 ha rafforzato l’importante crescita dei ricavi che aveva caratterizzato i dodici mesi precedenti: dal +7,8% a fine 2022 siamo passati al +9,3% dei primi tre trimestri dell’anno scorso, mentre nel solo mese di settembre il trend è rallentato, attestandosi al +5,9%”. Vale tuttavia la pena fare un importante distinguo. Nel 2023, se il brick&mortar (iper+super+lsp+specialisti casa e persona+discount+petshop) mostra un’ottima performance (+9,5%), a segnare decisamente il passo è l’e-shopping.

Infatti, i generalisti online (Amazon e i retailer che utilizzano anche l’e-commerce, esclusi quindi gli specialisti) hanno segnato un -0,6%, confermato anche a settembre. “Grande star, insieme con il discount, negli anni della pandemia (fino al +5,9% del 2022), l’online del largo consumo non riesce più a svilupparsi neppure in termini di ricavi, il cui ottimo andamento nei canali fisici va peraltro attribuito, in larga misura, all’inflazione. I motivi dell’impasse vanno ricercati nel ritorno alla normalità, che ha portato le persone ad aumentare la frequenza di visita dei punti vendita, oggi attestata su livelli addirittura superiori al periodo pre-Covid. Inoltre, gli operatori hanno ridimensionato gli investimenti in quel canale, sia per ridurre i rischi legati a una fase di forte spinta inflattiva sia perché non si è verificato l’auspicato allargamento dell’e-commerce al di fuori delle aree metropolitane del centro-nord Italia. Senza dimenticare un altro fenomeno, ovvero la pressione esercitata dal quick commerce, che ha sottratto ulteriore linfa al canale virtuale dei generalisti”.

RICAVI OK, VOLUMI IN CALO

I canali fisici crescono dunque in misura rilevante dal punto di vista dei ricavi (a doppia cifra, tra i più importanti, i supermercati). Al contrario, il panorama si fa molto più perturbato se consideriamo i volumi. Costantino sottolinea che, se si escludono i petshop e gli specialisti casa-persona, tutti gli altri format della distribuzione sono in sofferenza su questo fronte: i carrelli si sono alleggeriti.

“L’ampiezza della forbice tra trend a valore e a volume ci fa comprendere quanto, per il secondo anno consecutivo, la spinta inflazionistica abbia influito sulla domanda. Per inciso, negli ultimi venti mesi i prezzi del largo consumo sono cresciuti del 7% in più rispetto al costo medio della vita. Un’impennata dovuta a una molteplicità di fattori, che hanno inciso sui costi e sui margini sia dei retailer sia delle aziende di produzione, generando un forte impatto sui listini”.

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