Alla fine del 1800 Emanuele Bragagnolo, impresario edile di Castelfranco Veneto, durante un viaggio in Campania, nella patria della pasta, rimase a tal punto incantato dalle file di maccheroni stesi ad asciugare all’aria, che di ritorno a casa decise di aprire un piccolo laboratorio artigianale nel bel mezzo della campagna veneta e di diventare pastaio.
Fu l’inizio della storia di Pasta Zara, azienda che oggi fattura oltre 300 milioni di euro ed esporta la sua pasta in 106 paesi. A condurre l’impresa, oggi, è Furio Bragagnolo, protagonista di un’importante operazione di rilancio del brand Pastificio Bragagnolo nella fascia premium del mercato, che nasce dal desiderio di rendere omaggio alle proprie origini e allo stesso tempo di continuare il filone innovativo che caratterizza la tradizione di famiglia. La capacità di vedere lontano è, infatti, la caratteristica distintiva che accompagna il nome Bragagnolo da ben quattro generazioni, guidandolo attraverso epoche di cambiamenti e sfide.
“Mio nonno Umberto – racconta Furio Bragagnolo, Presidente Pasta Zara – fu l’artefice del passaggio dell’attività da artigianale a industriale. Fondò inizialmente il Pastificio Elettrico Bragagnolo, simbolo della modernità dell’epoca, e successivamente aprì nel 1932 un secondo stabilimento a Zara, in Dalmazia, che allora era italiana. Prima le bombe durante la Seconda guerra mondiale, poi la furia di Tito portarono alla chiusura di questo pastificio. Successivamente, negli anni Sessanta, mio padre Franco spostò lo stabilimento nella sede attuale a Riese Pio X cambiando il nome dell’azienda in Pasta Zara, in ricordo del passato, e iniziò a esportare la sua pasta in tutto il mondo”.
PASTIFICIO BRAGAGNOLO, LA LINEA PREMIUM ORGOGLIO DI PASTA ZARA
L’abilità di guardare oltre l’orizzonte mantenendo sempre vivo il legame con le proprie origini ha portato Furio Bragagnolo ad abbracciare una nuova sfida: il lancio della linea premium a marchio Pastificio Bragagnolo, ispirata proprio al fondatore. “Parliamo di un’eccellenza nel mondo della pasta di semola, che nasce dalla selezione delle migliori materie prime tutte 100% italiane, provenienti da coltivazioni controllate per riuscire a garantire un prodotto a zero residui di glifosato e con il 50% in meno di agrofarmaci. Inoltre, durante la macina il fornitore deve usare un tipo di decorticazione diverso per non stressare i grani. Dopodiché la semola viene consegnata al nostro pastificio dove si rispettano elevati standard qualitativi nelle fasi di lavorazione e confezionamento finalizzate a ottenere una pasta di qualità superiore, ricca di proteine, amminoacidi e antiossidanti”, racconta Furio Bragagnolo.
In questa ottica, a partire dall’anno scorso è stato fatto un revamping delle linee di lavorazione e sono state introdotte nuove linee di confezionamento per supportare l’utilizzo di packaging più performanti per il mercato. Pastificio Bragagnolo segue i metodi di produzione tradizionali nel rispetto dei giusti tempi per far riscoprire il sapore, il gusto e la fragranza della semola di grano duro. “Seguiamo ogni momento della produzione della nostra pasta e dopo un’accurata selezione del grano, misceliamo la semola con l’acqua proveniente dalle vicine Dolomiti. L’impasto attraversa poi le trafile conferendo la giusta ruvidità e la porosità. Dopo aver rispettato i corretti e graduali tempi di asciugatura, la pasta Bragagnolo è pronta per essere confezionata nei nostri originalissimi packaging”.
Leggi l’intero reportage su Food Marzo 2024, con approfondimenti su:
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