Simbolo dell’italianità ed elemento cardine della tradizione culinaria nazionale, le conserve di pomodoro possono essere annoverate a tutti gli effetti tra i protagonisti della Giornata nazionale del made in Italy, istituita dal governo per il 15 aprile con l’obiettivo di promuovere il valore e la qualità dei prodotti italiani. Il successo delle conserve di pomodoro italiane è testimoniato dai numeri dell’export cui è destinato oltre il 60% della produzione. Nel 2023 le esportazioni di tutti i derivati del pomodoro hanno registrato una netta crescita in valore, con un significativo aumento del +16% (a valore) rispetto al 2022 per un totale di circa tre miliardi di euro.
“La costante crescita delle esportazioni non lascia spazio a dubbi: le nostre conserve di pomodoro sono apprezzate in tutto il mondo per l’elevata qualità della materia prima coltivata dai nostri agricoltori, per il saper fare dei nostri imprenditori e per gli elevati livelli di sicurezza e si confermano un’assoluta eccellenza della produzione agroalimentare italiana”, commenta Giovanni De Angelis, Direttore generale Anicav.
UN PRIMATO DA TUTELARE
L’Italia è il primo Paese produttore ed esportatore di derivati del pomodoro destinati direttamente al consumatore finale: concentrati, pelati, passate, polpe e pomodorini sono ottenuti da pomodoro 100% italiano di alta qualità che deve essere lavorato entro 24 ore dalla raccolta. Tempi di lavorazione del tutto incompatibili con quelli che sarebbero necessari a importare la materia prima da altri paesi.
Per questo motivo, secondo Anicav “non trovano alcun fondamento i continui attacchi, rivolti ai trasformatori, che mettono in discussione l’origine dei prodotti, confondendo i consumatori e inducendo a credere che non ci siano differenze tra i derivati del pomodoro e che tutto ciò che arriva sulle nostre tavole sia di dubbia origine; danneggiando così l’immagine di un intero settore”.
“La preoccupazione della nostra filiera – continua De Angelis – è legata alle importazioni, in Europa e quindi in Italia, di pomodoro ‘semilavorato’ proveniente da paesi extra-Ue che non applicano i nostri stessi standard etico-sociali ed ambientali facendo, in questo modo, concorrenza sleale alle nostre imprese. Un Paese come l’Italia, che ha una forte vocazione all’export soprattutto nell’agroalimentare, non può invocare politiche restrittive ma ha l’obbligo e il dovere di chiedere ed applicare il principio di sussidiarietà: tutti devono avere e rispettare le stesse regole. Questo è quello che chiediamo con forza all’Europa a tutela del nostro sistema produttivo”.