Stati generali dell’olivicoltura: le priorità del comparto

A Siena l’incontro dei protagonisti della filiera dell’olio d’oliva. La prima richiesta del settore è realizzare al più presto un Piano olivicolo nazionale
Stati generali dell’olivicoltura: le priorità del comparto

Solo il 5% della produzione olivicola nazionale può dirsi veramente italiana, poiché proviene da un’area di produzione Dop Igp. Oggi questa è l’unica certezza nel mondo dell’olio extravergine d’oliva, sempre più oppresso da contraffazioni e imitazioni, nonché schiacciato da quella che la filiera italiana dell’olio d’oliva definisce una “ibericizzazione” del prodotto. È il messaggio che arriva dagli Stati generali dell’olivicoltura, aperti ieri a Siena e organizzati da Fondazione Qualivita in collaborazione con Origin Italia, l’associazione italiana dei Consorzi di tutela.

I NUMERI

L’Italia consuma 456.000 tonnellate all’anno di olio d’oliva e ne produce 290.000 (fonte: Ismea). Ne importa 535.000 e ne esporta 359.000. Se fosse solo un hub di passaggio, 170.000 tonnellate importate coprirebbero la differenza tra consumo e produzione. La realtà però è diversa, dal momento che gli italiani non consumano tutto l’olio prodotto in Italia. Per questo Qualivita e i Consorzi di tutela suonano “l’allarme iberico”.

Sono del resto ben 50 le Dop e Igp dell’olio extravergine d’oliva in Italia: numeri da primato europeo. Dai terrazzamenti liguri alle colline umbre o toscane, dalle piane pugliesi alle valli siciliane, dalle pendici dei monti abruzzesi ai laghi lombardi, l’extravergine d’oliva italiano si esprime con oltre 500 varietà di olive. I 24 Consorzi di tutela coordinano il lavoro di circa 23.500 operatori impiegati nel settore. Tuttavia, come detto, la produzione certificata a indicazione geografica equivale oggi ad appena il 5% della produzione totale nazionale, con un notevole potenziale di crescita che potrebbe rappresentare il fattore chiave per il rilancio di una vera filiera italiana. Secondo Qualivita, sarebbe possibile ad esempio far crescere la percentuale produttiva di olio d’oliva a indicazione geografica dal cinque al 20 per cento in cinque anni.

olivicoltura

Gli oli Dop e Igp italiani sicuramente hanno rappresentato un grande argine all’ibericizzazione dell’olivicoltura italiana, al fatto che ormai in tante parti del mondo ma anche in Italia abbiamo iniziato questa nuova sfida che è il super intensivo: un modello che non è proprio della nostra tradizione, soprattutto della nostra qualità. Le Dop e Igp rappresentano il futuro dell’olivicoltura italiana”, afferma Mauro Rosati, Direttore generale di Qualivita.

OLIVICOLTURA E VALORIZZAZIONE DELLA FILIERA: LE PROPOSTE DEL COMPARTO

David Granieri, Presidente di Unaprol, lancia un appello: “Per valorizzare la filiera degli oli di oliva vergini chiediamo di attivare quanto prima delle misure specifiche volte a garantire la piena rintracciabilità delle produzioni olearie italiane e contrastare eventuali attività fraudolente a tutela della qualità degli oli di oliva vergini. La vendita dei cosiddetti ‘condimenti’, per i quali risulta inapplicabile il divieto alla commercializzazione delle miscele di oli di oliva con altri oli vegetali, pone una seria questione relativa alla necessità di verificare la congruità dell’indicazione in etichetta della percentuale di olio rispetto al peso netto totale del condimento stesso. Tenuto conto di questo, chiediamo di intensificare i controlli al fine di verificare che la percentuale di olio contenuta nel prodotto condimento corrisponda a quanto dichiarato in etichetta”.

Quanto alle Organizzazioni di produttori (Op), “hanno la necessità e l’obbligo di gratificare i propri produttori associati collocando il prodotto sul mercato cercando di attribuire ad esso il giusto e dignitoso valore”, ricorda Granieri. Quando si parla di Op non si può non tener conto di due attori principali della filiera: i produttori e i trasformatori. Le Op rappresentano un componente essenziale della filiera olivicola, che deve lavorare in maniera compatta e univoca per valorizzare l’olio extravergine di oliva”.

Il Presidente di Unapol, Tommaso Loiodice sottolinea l’importanza di avviare un confronto con il mondo universitario e della ricerca: “Per tanto tempo il mondo della produzione è stato distante dal mondo della ricerca e da quello universitario; negli ultimi anni, stiamo avviando questo stretto rapporto di collaborazione che ci aiuta a crescere e a risolvere una serie di problemi come le sfide alle fitopatie, o il problema della Xylella che in Puglia ha distrutto un intero territorio come quello del Salento e che non sta risparmiando altre due provincie strategiche: Brindisi e Taranto, con il rischio concreto che questa minaccia si avvicini al nord barese”.

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