La morsa dell’inflazione molla la presa sull’industria mangimistica italiana, con un -24% dei costi di produzione nel 2023 e una ripartenza con il piede sull’acceleratore. A confermarlo sono i numeri, decisamente in controtendenza, diffusi da Assalzoo (Federalimentare Confindustria), la principale associazione dei produttori di alimenti zootecnici.
Dopo un 2022 di contrazione, a causa dell’impennata dei costi energetici e delle forti oscillazioni sui prezzi delle materie prime sui mercati internazionali, Assalzoo annuncia la svolta con il superamento dei 15 milioni di tonnellate di produzione (+2,6%) e un fatturato stabilmente sopra i 10 miliardi di euro. L’effetto deflattivo dei costi ha tagliato il fatturato totale di circa un miliardo (-14%), ma con evidenti effetti positivi sulle marginalità. Sintomi dello stato di salute positivo del settore sono la crescita dell’occupazione, rafforzata anche con la firma del nuovo contratto di lavoro, e degli investimenti, a quota 100 milioni nel 2023.
“La produzione – sottolinea Silvio Ferrari, Presidente Assalzoo – ha ripreso la spinta verso la crescita. Siamo riusciti a contrarre i costi di produzione, grazie anche alla conclusione della bolla energetica. Questo ci ha permesso di tenere i prezzi sotto controllo e di aiutare la ripresa dell’intera filiera zootecnica che dipende dai mangimi. Sono contento che, come settore, continuiamo a investire tanto sui lavoratori, nostra forza principale, con la firma del nuovo contratto di categoria, quanto sul nostro business continuando a innovare per migliore efficienza e sostenibilità. Gli investimenti per migliorare il processo produttivo e la qualità sono sicuramente un tratto di eccellenza dell’alimentazione zootecnica tricolore, unica al mondo e vero motore del nostro export alimentare”.
UN’ONDA LUNGA CHE PORTA VALORE
Un quadro decisamente incoraggiante per tutto il sistema agroalimentare italiano, con un’onda lunga che si scaricherà sulle bandiere del made in Italy, dalle carni ai salumi, dal latte ai formaggi, ma anche sul comparto degli animali d’affezione, garantendo una migliore trasmissione nella catena del valore lungo tutta la filiera. Nel dettaglio, Assolzoo stima 6 miliardi e 705 milioni di euro di ricavi per i mangimi, 1 miliardo e 315 milioni per le premiscele e 2 miliardi e 240 milioni per il pet food.
APPROVVIGIONAMENTO MATERIE PRIME, L’ANELLO DEBOLE DELLA FILIERA
In un contesto di relativa tranquillità generale – evidenzia Assalzoo – non va tuttavia dimenticato il persistere di un elemento di debolezza strutturale dell’agroalimentare italiano: la critica dipendenza dall’approvvigionamento di materie prime dell’estero. Questa situazione espone in ogni caso l’alimentare italiano ai rischi della speculazione e delle oscillazioni di mercato.
La produzione italiana soddisfa le esigenze del mercato interno. Le importazioni incidono, infatti, in modo modesto rispetto alla produzione interna e sono compensate dalle esportazioni. I dati del commercio estero evidenziano una sostanziale equivalenza dei volumi di mangimi in entrata e in uscita. Tuttavia, a pesare è il maggior valore dei prodotti importati, che determina un disavanzo commerciale purtroppo in crescita ulteriore anche nel 2023.