Nelle ultime settimane ci siamo concentrati nell’andare a studiare e confermare uno degli aspetti che sta diventando sempre più importante nel mondo del food e che diventerà con molta probabilità l’elemento principe nelle scelte alimentari della popolazione in futuro: il legame tra food, sostenibilità e benessere.
Ci siamo confrontati con protagonisti ed esperti della filiera alimentare italiana e profondi conoscitori della cultura mediterranea: tutti hanno convenuto sul fatto che questo legame è sempre più inscindibile e che il cibo del domani dovrà soddisfare non solo il gradimento delle persone – che rimane fortunatamente insieme al piacere di un momento di convivialità l’elemento basilare di un pasto -, ma anche essere in linea con i valori di sostenibilità sempre più rilevanti e portare benessere all’individuo.
LA SOSTENIBILITÀ COME DRIVER D’ACQUISTO
Dal nostro ultimo osservatorio, EY Future Consumer Index, che ha fotografato a fine 2023 il comportamento di 22.000 intervistati da 28 paesi del mondo, si evince in maniera molto chiara questo legame. Leggendo i numeri dell’osservatorio, infatti, emerge che il 67% degli intervistati, sia a livello italiano sia a livello globale, saranno più consapevoli e cauti riguardo alla propria salute fisica e mentale con il 49% dei consumatori che considera importante l’acquisto di alimenti che migliorano la salute e il 79% che è disposto a cambiare le proprie preferenze di acquisto in base alla sostenibilità.
La tematica diventa ancora più complessa se si considera il fenomeno rapportato alle generazioni di appartenenza degli intervistati. Se consideriamo la generazione Z, sebbene benessere, salute e sostenibilità rimangano le assolute priorità, il concetto e principio di sostenibilità è assolutamente prevalente rispetto agli altri 2 aspetti (il 6% dichiara la priorità sulla salute mentre il 34% è focalizzato su tematiche di sostenibilità), mentre se osserviamo i millennials le percentuali cambiano significativamente con la componente salute che arriva al 22 per cento. La generazione Z ha la necessità di contribuire al wellbeing della società in senso lato e della comunità, i millennials sono molto più concentrati su salute a causa di fattori generazionali.
La popolazione richiede pertanto a gran voce all’ecosistema del food italiano e mondiale informazioni più precise sul prodotto – 59% degli intervistati a livello italiano – e chiedono dichiarazioni di sostenibilità più puntuali e più sfidanti alle aziende. Quest’ultime devono dimostrare non solo con slogan sexy, ma nei fatti, un impegno concreto nel soddisfare le nuove necessità che possano far bene all’individuo e al pianeta.
Ma come reagiscono i giganti industriali del food a livello italiano e a livello globale?
Le aziende stanno reagendo in maniera forte alla sfida, con maturità e modalità differenti, dipendentemente dalla propria storia e dalla propria sensibilità sul tema. Da un lato vedono la necessità di reinventarsi rischiando di non cogliere più il gradimento del cliente, dall’altro sentono di essere profondamente inadeguate se non rivedono la propria ingredientistica, non rivalutano il proprio packaging, non contribuiscono alla riduzione dello spreco alimentare iniziando a pensare a esercizi di circolarità. Proprio questo tema sarà oggetto del prossimo Point of Value EY dove, nei fatti, vi dimostreremo come questi esercizi siano all’ordine del giorno e come i player di maggior spicco nel panorama italiano e internazionale del food siano già alle fasi esecutive di questo fenomeno.
EVOLUZIONE CULTURALE, LA CHIAVE DEL CAMBIAMENTO
Vi aggiungo però un altro tema che ci permette di mettere a fuoco la funzione che lega food, benessere, sostenibilità. Quanto la comunità sta cambiando, nella mentalità e nei comportamenti, per soddisfare questa crescente esigenza di consapevolezza su ciò che mangiamo e su come questo impatti il nostro vivere quotidiano? Probabilmente la risposta è che dobbiamo fare ancora passi da gigante nello spiegare e nel rendere tutti consapevoli che il buon food e che il benessere sono figli non solo di scelte di acquisto, ma di un’evoluzione culturale che dobbiamo tutti spingere e di cui farci promotori.
Nel passato, anche profondo, sono stati tanti gli studi che si sono occupati di questo aspetto. Basti pensare a quanto teorizzato, studiato e sperimentato sulla dieta mediterranea, dimostrata essere inequivocabilmente benefica per il suo contributo al benessere e alla longevità delle popolazioni. Concetto ben più ampio rispetto al solo cibo, abbracciando un contenuto valoriale che si estende al concetto di cultura mediterranea. Queste nuove tendenze e necessità ci spingono a domandarci quale sia il contributo che ognuno di noi deve dare. Quanto investiamo sulla cultura dell’alimentazione? Quanto investiamo sul valore della filiera? Quanto la collaborazione di filiera, oggi, sta evolvendo per essere in linea con i nuovi requisiti che abbiamo raccontato?
Questo è uno dei propositi di EY: spingere esercizi virtuosi e di valore, come d’altronde dimostrato in Value for Food o nell’evento Elements svolto nell’ultimo mese con primari esponenti di filiera e pensatori del food.
Con questi interrogativi non ci resta che riaggiornarci al prossimo Point of Value, con l’intento di approfondire questi aspetti sempre più nel dettaglio. Come anticipato parleremo di circolarità con esempi concreti che dimostrano in maniera inequivocabile quanto possibile fare e ottenere con impegno, perseveranza e giusti ideali.