Trasformare l’anidride carbonica assorbita dalle piante in un prodotto vendibile sul mercato, al pari della frutta e della verdura, nell’ottica di un’agricoltura sempre più sostenibile e al tempo stesso capace di generare un nuovo importante indotto economico per i produttori. È questa l’idea alla base di Control Carbon, progetto promosso da Conserve Italia e co-finanziato dalla Regione Emilia-Romagna che lo scorso 26 giugno si è concluso dopo quasi due anni di ricerca e sperimentazioni.
Sviluppato in collaborazione con l’Università di Genova, l’Università degli Studi di Milano, il Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) e Tetis Institute Srl, il progetto fornisce una strumentazione che consente alle aziende agricole che adottano le cosiddette pratiche di carbon farming di calcolare l’assorbimento di anidride carbonica da parte di alcune colture (mais dolce, pomodoro da industria, pere), generando crediti scambiabili sul mercato volontario dei crediti di carbonio e valorizzando gli sforzi del settore agricolo.
“L’iniziativa pilota che abbiamo portato avanti in questi mesi ha riguardato alcune coltivazioni tipiche del territorio emiliano-romagnolo; in particolare il mais dolce, coltura strategica per le sue capacità di assorbimento di CO2, ma anche il pomodoro da industria e gli alberi da frutto”, spiega Pietro Crudele dell’ufficio Ambiente e certificazioni di Conserve Italia, referente del progetto. “L’ottimizzazione degli input di natura antropica, unita all’adozione di buone pratiche nella gestione degli impianti, può permettere di neutralizzare il bilancio delle emissioni di gas serra, rendendo queste colture sostenibili dal punto di vista dell’impatto ambientale. In quest’ottica, il sequestro di carbonio nel suolo gioca un ruolo molto importante. Ed è da qui che prende le mosse Control Carbon: un progetto che vuole trasformare l’anidride carbonica in un prodotto vero e proprio, che genera reddito al pari di frutta e verdura”.
Pier Paolo Rosetti, Direttore generale di Conserve Italia, afferma: “Con questo progetto gli agricoltori, che rappresentano la base sociale delle cooperative a noi associate, possono finalmente diventare protagonisti attivi della sostenibilità continuando a svolgere il loro lavoro: la coltivazione della terra con pratiche agronomiche virtuose e sempre più attente alla riduzione dell’impatto ambientale. Ora, grazie ad un tool che quantifica la capacità di stoccaggio delle varie produzioni e la relativa quantità di crediti spendibili in un mercato quotato, siamo nelle condizioni di proporre una nuova opportunità per ottenere nuove fonti di reddito, facendo al tempo stesso il bene del pianeta”.
IL PROGETTO CONTROL CARBON DI CONSERVE ITALIA
Le cosiddette pratiche di carbon farming, oltre ad arricchire il terreno di carbonio aiutano a migliorare la fertilità e la biodiversità del suolo. Tra queste, l’uso di colture di copertura (come le cover crops), il passaggio da lavorazioni del terreno convenzionali a lavorazioni conservative, l’aumento delle rotazioni colturali, l’uso di compost o letame solido, e l’agro-silvicoltura sono solo alcune delle pratiche che si utilizzano in campo agricolo. Il sequestro di carbonio nei suoli risulta infatti efficace solo quando viene abbinato a pratiche di agricoltura rigenerativa. E l’accumulo annuale di carbonio nel terreno può variare a seconda del luogo, del clima e di come i suoli vengono gestiti.
Partendo da queste premesse, il progetto Control Carbon è riuscito a creare una metodologia di monitoraggio e verifica dell’assorbimento di carbonio delle varie colture attraverso un tool che consente di generare crediti di carbonio: strumenti finanziari che rappresentano una tonnellata di CO2 non emessa o rimossa dall’atmosfera scambiabili nel mercato volontario del carbonio.